Economia

A2A cambia e «apre» a Cdp Investimenti a 2,1 miliardi

La multiutility lombarda punta tutto su ambiente e reti intelligenti Camerano: «Pronti allo shopping». Sì dei Comuni ai nuovi soci

A2A ridisegna il proprio dna. E si prepara a dare il via alla stagione delle aggregazioni territoriali, anche con l'eventuale coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti.

Sulla scia dei forti cambiamenti che stanno rivoluzionando il mondo dell'energia, con la crisi dei consumi legati al mercato tradizionale, la multiutility lombarda si riorganizza, annunciando un rilancio da 2,1 miliardi che passerà attraverso nuovi business legati alla green economy, alle reti e alle smart city. Un cambio di passo che è anche la cifra del nuovo corso dell'azienda. A nove mesi dall'insediamento, il presidente Giovanni Valotti e l'ad Luca Valerio Camerano hanno partorito un piano che al 2019 vedrà A2A fuori dalle secche del mercato elettrico, con meno debiti, dividendi raddoppiati e territorialmente più sviluppata secondo un road map di aggregazioni che avrà il suo culmine nel 2015.

Archiviato il 2014 con un debito in calo del 13% a 3,36 miliardi e con un risultato negativo per 37 milioni a causa di alcune svalutazioni (207 milioni) e di effetti negativi derivanti dalla Robin Hood Tax (65 milioni), l'utility lombarda punta dunque ad arrivare alla fine del 2019 con ebitda a 1,35 miliardi, un ritorno sul capitale del 12%, un'esposizione finanziaria migliorata di 800 milioni e dividendi raddoppiati a 7,5 centesimi di euro (dai 3,3 attuali). «Obiettivi ambiziosi, ma fattibili - ha spiegato Valotti - che passeranno da un taglio di costi per 100 milioni con il deciso ridimensionamento del termoelettrico». A2A si avvia, infatti, a concludere lo smantellamento di impianti per 3GW: mancano ancora 1000 MW che riguarderanno le centrali di San Filippo (Sicilia) e Brindisi. E prevede, inoltre, 35 milioni da destinare ai siti da 800 MW più performanti che saranno mantenuti e conferiti nella nuova «A2a Genco Gas» per facilitare un eventuale riassetto del settore. Su questo fronte, la cessione o la fusione con divisioni analoghe potrebbe essere all'orizzonte. A conti fatti, la quasi totalità degli investimenti sarà dunque destinata a sviluppare l'area reti e ambiente. Una «visione» molto simile a quella assunta dall'Enel nel suo nuovo piano e che, sul fronte dell'efficienza e delle gare per i servizi energetici, potrebbe produrre diversi testa a testa. «Ci sentiamo pronti e in alcuni settori perfino più preparati», ha commentato Camerano.

Ma a tenere banco, nel 2015, oltre alla rinegoziazione dei patti che riguardano la controllata montenegrina Epcg, sarà il tema delle aggregazioni. Nel mirino del gruppo ci potrebbero essere Acsm-Agam, Linea Group e la brianzola Gelsia. E se ancora «nessun dossier è aperto», Valotti e Camerano si sono detti «impazienti» di entrare nel vivo di questo processo che nel 2015 beneficerà degli incentivi previsti del patto di Stabilità. Anche con l'eventuale coinvolgimento della Cdp, ventilato da indiscrezioni di stampa. Quanto alla disponibilità dei soci pubblici a scendere sotto il 50% del capitale «il nostro punto fisso è che il controllo resti pubblico, strada percorribile - ha chiarito Valotti - anche scendendo sotto la soglia del controllo di diritto. Eventuali operazioni sul capitale saranno però giustificabili solo se collegate al nostro progetto industriale». Il coinvolgimento della Cdp «diventa sempre più probabile - spiega un analista -perché A2A sta affrontando un piano impegnativo, tutto autofinanziato, e in caso di M&A dovrebbe generare risorse attraverso il mercato finanziario o del capitale». Del resto, proprio ieri, i Comuni di Milano e Brescia (azionisti con il 25% a testa) hanno detto chiaramente che «A2A è guardata con interesse dai mercati e dai grandi investitori istituzionali». In attesa di sviluppi, il mercato ha brindato al piano e il titolo ha chiuso a 1,05 euro (+1,05%).

In Piazza Affari il titolo A2A ieri ha terminato in rialzo dell'1% circa a un prezzo di 1,05 euro

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