Economia

Acea e A2a spingono il verde. E parte la sfida per Sorgenia

Il gruppo romano investe 4 miliardi e punta al primato nel fotovoltaico, quello lombardo su rifiuti e reti smart

Acea e A2a spingono il verde. E parte la sfida per Sorgenia

Entra nel vivo la sfida tra le ex municipalizzate italiane, nelle ultime settimane alle prese con piani industriali e nuove strategie. Per A2a (oggi al test del piano) e Acea, passando per Iren ed Hera sono diverse le partite in gioco. Dalla liberalizzazione del mercato luce e gas, fissata al 2020, che porterà i player a contendersi oltre 20 milioni di famiglie, a dossier più scottanti, come quello che riguarda la vendita di Sorgenia.

Lazard si sta occupando di sondare l'interesse generale e, in prima fila, ci sarebbero tutti i principali player dell'energia. Non ultima Acea che ieri, in occasione della presentazione del piano industriale, ha dichiarato per voce dell'ad, Stefano Donnarumma, «di essere in attesa della documentazione per fare le proprie valutazioni». D'altra parte, l'ex società energetica della galassia De Benedetti, salvata dalle banche, e ora in vendita, porta in dote oltre 275mila clienti e centrali elettriche per una capacità installata che supera i 3mila MW. Nel dettaglio, il gruppo possiede quattro impianti termoelettrici a ciclo combinato a gas naturale che ha costruito ex novo.

Tramontati definitivamente i piani di fusione tra le grandi utility, ora queste società si fanno una grande concorrenza in tutti i campi, e in particolare sul fronte green, a suon di nuovi investimenti. Sempre Acea, ad esempio, ha puntato al 2022 ben 4 miliardi di risorse, 900 milioni in più rispetto al piano precedente. I pilastri saranno acqua, fotovoltaico, rifiuti e reti. E il dado è tratto. Acea vuole «diventare, in un paio d'anni, uno dei primi operatori nel mercato nel fotovoltaico», ha detto Donnarumma. «Abbiamo già in fase di formalizzazione svariati accordi e anche qualche offerta vincolante. Riteniamo nel corso del 2019 di avvicinarci ai 50 Mw», ha specificato l'ad.

Dovrà vedersela con i tanti concorrenti e, in particolare, con A2a che oggi a Milano aggiornerà il piano industriale. La multiutility milanese è pronta a scendere in campo seriamente sul dossier Sorgenia, nonchè ad alzare la posta su settori chiave della nuova strategia: le rinnovabili, solare in primis. Ma non mancherà l'impegno nello sviluppo dei settori rifiuti ed idrico, e un'accelerazione sulle «smart grids», reti intelligenti a servizio del settore energetico e tlc, su cui l'ad Valerio Camerano «potrebbe puntare almeno 1,4 miliardi», stima un analista.

Tra Roma e Milano ci sono però anche Bologna (Hera) e Genova-Torino (Iren) a tenere alta la sfida. Iren ha puntato 3 miliardi al 2023, in particolare su idrico rifiuti e teleriscaldamento. Così come Hera che con 3,1 miliardi accelera su reti, ambiente, energia e altri servizi quali telecomunicazioni e illuminazione pubblica, con il consueto bilanciamento tra crescita interna ed esterna.

Le utility devono bilanciare la crisi dei business tradizionali: consumi di energia e gas non bastano più. Soprattutto alla luce della comune generosa politica dei dividendi. Acea nel periodo 2018-2022 distribuirà dividendi per 800 milioni, in crescita di 100 milioni rispetto al piano precedente, nonché un dividendo minimo di 75 centesimi per azione nel 2019. Sugli utili del 2018, il cda ha deciso di proporre 71 centesimi per azione (+13%).

Per Hera la cedola sugli utili 2018 sarà di 10 centesimi, da 9,5 centesimi; per Iren di 8,4 centesimi, da 7,7 centesimi e per A2a di 0,07 euro, da 0,0578.

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