Economia

Anche i salumi diventano più tecnologici

La lombarda Riva spinge gli investimenti e si innova. L'obiettivo export

Paolo Stefanato

Ci può essere c'è innovazione, ricerca, tecnologia, attenzione all'ambiente e alla salute umana e animale anche in un mondo ancorato tenacemente alla tradizione com'è quello dei salumi di qualità. È il caso del salumificio Riva di Molteno (Lecco), che in cinquant'anni di attività è cresciuto proprio puntando sul costante miglioramento del prodotto e dei processi. Qualche esempio: gran parte della carne utilizzata per la produzione del prosciutto cotto (di gran lunga il primo prodotto, con 13mila tonnellate all'anno) proviene dall'Olanda da allevamenti che ai propri animali non somministrano antibiotici fin dalla nascita.

Un principio che supera e anticipa tutti i dispositivi di legge, che in questa materia sono già molto sensibili. «La ricerca della qualità - spiega l'ad Giuseppe Riva risale anche a monte, e guarda al benessere animale, al risparmio energetico negli allevamenti, all'attenzione per l'ecosistema».

E poi c'è la plastica. Nei supermercati il prosciutto Riva viene venduto preaffettato nelle vaschette: ecco, queste ultime sono state rinnovate grazie a un materiale chiamato ecocartene, che può essere smaltito con la carta, con un risparmio di plastica dell'80%. La tecnologia, in un salumificio, è soprattutto meccanica, e gli impianti aiutano l'uomo a produrre nel rispetto delle antiche ricette e della tradizione, così che, per esempio, «il salame che produciamo resta quello tipico brianzolo, lo stesso che papà e zio andavano a fare cascina per cascina». Negli ultimi due anni sono stati investiti 4 milioni in tecnologie di processo - che non è poco per un'azienda che fattura 90 milioni - e nel 2020 sarà ampliato lo stabilimento.

«Gli ultimi bilanci sono andati bene, e anche quest'anno il risultato è positivo nonostante gli aumenti dei costi sul mercato». Aumenti che hanno una ragione precisa: la peste suina che ha colpito la Cina. «Nessun pericolo per l'uomo, ma gli allevatori cinesi hanno dovuto abbattere un numero sterminato di capi. La Cina ora compra in tutto il mondo, e per rendere l'idea delle dimensioni il suo consumo annuo vale quanto tutta la produzione europea. Così la domanda sui mercati internazionali si è impennata, e con essa i prezzi della materia prima, che sono lievitati anche del 40%», spiega Giuseppe Riva.

Quasi l'80% della produzione del salumificio lecchese porta il marchio privato di quasi tutte le reti della grande distribuzione italiana, dove ha una quota del 90%. Il 20% porta il brand proprio della società, Maialino d'oro. Ancora modesto l'export, che rappresenta il 3% circa dei ricavi, ma l'obbiettivo è di crescere in Europa. Tra le novità, prodotti che utilizzano la carne di pollo e di tacchino, che «stanno dando ottimi risultati». L'azienda è una tipica realtà familiare italiana: papà Umberto, il fondatore, è il presidente, tutti i cinque figli sono coinvolti nel capitale e quattro lavorano in azienda.

Una bella squadra: «Ognuno ha il suo compito, e ciascuno dà il 100 per cento».

Commenti