Economia

Anche Volkswagen chiude le porte a Erdogan?

Wolfsburg sospende l'accordo con la Turchia per un nuovo stabilimento, ma non lo annulla. Decisione forte o ipocrisia?

Anche Volkswagen chiude le porte a Erdogan?

Volkswagen non costruirà, per ora, un nuovo stabilimento in Turchia. Il gruppo di Wolfsburg lo ha comunicato oggi tramite un portavoce, che ha speigato come il cda del colosso automobilistico tedesco abbia approvato a maggioranza la decisione di sospendere il progetto di un nuovo centro produttivo nel Paese governato da Recep Tayyip Erdogan e indicato le preoccupazioni dell'azienda per il caos curdo.

"Seguiamo attentamente la situazione e guardiamo con preoccupazione agli sviluppi", fa sapere Volkswagen, che non ha però opposto un rifiuto definitivo. Nella decisione del gruppo incide sicuramente la recente decisione del Consiglio Europeo di approvare lo stop a nuovi accordi di forniture militari ad Ankara e il timore di ripercussioni sulla sua immagine nel caso in cui l'accordo per un nuovo stabilimento nella provincia di Manisa fosse stato approvato dalla riunione odierna.

L'investimento in ballo non è certamente secondario, dato che i primi rapport diffusi a settembre dopo l'annuncio dell'imminente sbarco di Volkswagen in Anatolia parlavano di un progetto da poco meno di 1,5 miliardi di dollari per un impianto produttivo che avrebbe dovuto amplificare le capacità del gruppo. Il potenziale stimato dell'impianto di Manisa è di circa 300.000 veicoli, che la Volkswagen ha individuato principalmente nella Passat, uno dei suoi modelli di punta, a cui andranno aggiunti dei veicoli Skoda. L'impianto, che dovrebbe impiegare 5.000 persone, avrebbe dovuto entrare in funzione nel 2022.

La Turchia aveva vinto la concorrenza di Romania e Bulgaria come sede del nuovo investimento di Volkswagen, ma ora la decisione di rimandare l'ufficializzazione dell'accordo rimanda la data effettiva di entrata in azione del centro. Il rifiuto di Volkswagen di rinegoziare l'accordo o di imporgli uno stop definitivo, sottolineato anche dall'agenzia Reuters, fa però intendere che Wolfsburg voglia semplicemente attendere tempi meno tempestosi per ufficializzare il closing. Si aspetta che la mano di Erdogan sia meno intrisa di sangue curdo per poterla ufficialmente stringere, e una volta di più si sottolinea l'ambiguità di certe manovre che pretendono di mettere freni "etici" alle ragioni di business. Per diverse major industriali, esse sono valide finchè non sono gli indici, i fatturati o le necessità finanziarie a chiamare: e la Volkswagen teme troppo il progressivo deterioramento della produzione industriale tedesca per poter, sul lungo termine, bloccare un investimento tanto importante.

Business is business, e la decisione del cda Volkswagen non aiuterà in alcun modo a risolvere la pericolosa situazione causata dall'offensiva di Erdogan in Siria.

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