Economia

Arcelor cerca l'ok della Ue sull'Ilva. E prende tempo sugli esuberi

Il gruppo indiano: "Vogliamo condividere il nostro progetto"

Arcelor cerca l'ok della Ue sull'Ilva. E prende tempo sugli esuberi

Doppio fronte per Arcelor Mittal alla conquista di Ilva. Tra Italia ed Europa, infatti, gli ostacoli da superare per i franco-indiani alla conquista di Taranto viaggiano su un doppio binario. Ieri è stata la volta del fronte interno: in audizione al Senato il big siderurgico, capofila della cordata Am Investco che rileverà l'Ilva, ha preparato il terreno per il nuovo incontro sindacale del 28 novembre: «Siamo impegnati a mantenere almeno 10mila posti di lavoro», è tornato a dire, stavolta in sede pubblica, il vicepresidente del gruppo franco-indiano Matthieu Jehl davanti alla commissione Industria del Senato. Jehl ha assicurato che sarà riconosciuta «l'anzianità e l'attuale quadro retributivo, che sarà collegato al piano commerciale che verrà varato». Resta fuori la garanzia sulla parte variabile dello stipendio. «Siamo aperti a discussioni su tanti punti contrattuali» ma «prima viene il piano industriale, poi il piano ambientale».

Una road map tutt'altro che in discesa su cui grava la spada di Damocle del giudizio dell'Antitrust europeo, l'altro fronte d'azione. «Vogliamo convincere l'Ue della validità del nostro progetto per Ilva. Stiamo trattando riga su riga» ha detto Jehl. Il manager non ha voluto dire di più sulle trattative, «no comment» anche sulle voci secondo cui l'Antitrust Ue, per dare l'ok all'operazione, ha chiesto l'uscita del gruppo Marcegaglia (15%) da Am Investco e la vendita dello stabilimento di La Magona di proprietà di Arcelor Mittal. La fusione di Ilva con ArcelorMittal sembra dipendere da quello che quest'ultima è disposta a offrire al regolatore Ue per contrastare l'altra grande fusione Tata-ThyssenKrupp, sulla quale l'Antitrust sarà pure chiamata a pronunciarsi.

Sul fronte dell'acciaio italiano, intanto, nuovi problemi a Piombino.

La situazione sembra destinata a incagliarsi sugli scogli di una causa per recessione della vendita dovuta a inadempimento da parte dell'acquirente Aferpi (controllata da Cevital), causa avviata dal ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, e per la quale Cevital ha promesso battaglia.

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