Economia

Assalto alla legge Obiettivo: grandi opere a rischio taglio

Renzi e Delrio vogliono cancellare il piano che con il governo Berlusconi ha permesso la partenza di lavori strategici per più di 90 miliardi di euro

Assalto alla legge Obiettivo: grandi opere a rischio taglio

Facile in un Paese dove si pensa che la soluzione a tutti problemi sia una legge (tipo quella elettorale), ci si convinca anche che una norma possa essere la madre di tutti i mali. Se poi il provvedimento in questione si occupa di opere pubbliche ed è firmato da due governi guidati da Silvio Berlusconi, inevitabile che venga preso di mira dai salotti mainstream .

È il caso della legge Obiettivo. Un piano più che un testo di legge, varato nel 2001 dal ministro Pietro Lunardi, contenente le opere di interesse strategico per l'Italia. Legge lontana nel tempo, ma finita recentemente sotto i riflettori. Il presidente dell'Autorità contro la corruzione Raffaele Cantone l'ha bollata come criminogena. Campagne stampa l'hanno accostata alle inchieste sui grandi appalti. Il neo ministro Graziano Delrio ha inaugurato il suo mandato promettendo il suo superamento.

Clima che non piace affatto a chi quell'era l'ha vissuta e ha contribuito alla stesura della legge affiancando Lunardi. Paolo Uggè, ex sottosegretario ai trasporti ed ex leader degli autotrasportatori, è il primo a difenderla e a consigliare a Renzi, di non «gettare il bambino con l'acqua sporca». Giuseppe Calcerano, capo dell'unita di missione del ministero dal 2001 al 2006, funzione attribuita erroneamente a Ettore Incalza da molti media, contesta l'equazione legge Obiettivo uguale corruzione.

La legge concede al general contractor (chi ha ricevuto il mandato per la realizzazione dell'opera) il potere della direzione dei lavori. E sarebbe questa la radice della sua natura criminogena. Peccato che questa prassi fosse precedente alla legge Obiettivo e anche ai governi Berlusconi e che sia stata pianificata per la Tav fin dai primi anni Novanta. Poi non è vero che con questa pratica (molto diffusa all'estero) si cancellino di fatto i controlli. «Il general contractor è sorvegliato per tutte le sua attività da chi ha fatto l'appalto», spiega Calcerano, convinto che questo strumento possa essere utile anche oggi se si vuole realizzare qualche infrastruttura.

C'è poi il capitolo delle poche opere realizzate e dell'incremento dei costi. Il governo Berlusconi, spiega Uggè, ha rispettato gli impegni. La legge obiettivo prevedeva un investimento di 125 miliardi di euro in dieci anni. È diventata operativa nel gennaio 2003 e nel 2006, aveva consentito l'apertura di cantieri per un valore di 60 miliardi. «Se non fosse caduta in mani sbagliate dal 2006 al 2013 sarebbero arrivati altri 65 miliardi». E, comunque, a fine 2014 si contano tra opere finite e in corso, cantieri per circa 91 miliardi, quasi nove miliardi all'anno.

Il valore delle opere era salito dopo il primo anno della legge a 300 miliardi? La spiegazione porta lontano dalla volontà di chi fece la legge. «Una volta decisa l'opera le autonomie locali chiedono contropartite e condizionano la realizzazione dell'opera stessa. Chi vuole un campo di calcio, chi una tangenziale. È questo che fa crescere i costi», spiega l'ex sottosegretario. Se si deve cercare in una legge la colpa, bisogna guardare alla riforma del titolo V della Costituzione, «voluta dalla sinistra, dà poteri illimitati alle regioni senza renderle responsabili».

Il rischio, insomma, è che utilizzando dati parziali e letture troppo politiche della legge Obiettivo si comprometta anche il futuro delle opere pubbliche, già reso incerto dai tagli al bilancio. Il piano di Delrio prevede una sforbiciata alle opere. E questo non è sbagliato. Ma lo spirito della legge Obiettivo va mantenuto. «Quindi, fare prima delle scelte di politica dei trasporti, poi decidere le opere», spiega Uggè.

Le procedure straordinarie, a partire dalla struttura tecnica di missione, sono finite nel mirino del governo. «Ma funzionano, se ci sono distorsioni su come vengono utilizzate è un altro discorso. È come se si dicesse che, visto che ci sono scuole guida che vendono i punti della patente, bisogna abolire la patente a punti fortemente voluta dal ministro Lunardi, che dal 2003 ha salvato circa 5.000 vite all'anno», aggiunge.

L'ultimo governo Berlusconi dedicò un dossier ai risultati raggiunti con la legge obiettivo. Tra le opere non realizzate, spicca il ponte sullo stretto di Messina. Un'utopia? Nello staff del ministro Lunardi la pensano in modo diverso. «Io ho fatto la mia tesi di laurea sul ponte e ho 76 anni», racconta Calcerano. «Nel tempo che noi abbiamo perso tempo discutendo, sul Bosforo in Turchia hanno eseguito ben due di ponti sospesi e ora anche un tunnel sottomarino».

Le grandi opere che ci riescono meglio, sono le chiacchiere per fermare le grandi opere.

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