Economia

Atene spinge le privatizzazioni No tedesco al taglio del debito

In vendita porto del Pireo e ferrovie Juncker chiama Dijsselbloem

Lo zuccherino e poi il calcione. Da un lato Alexis Tsipras incassa il plauso della stampa tedesca («da populista è diventato realista») e i dati incoraggianti sul pil, ma dall'altro registra ancora i dubbi di Berlino sul nuovo prestito. Mentre il Parlamento di Atene è chiamato ad approvare, grazie ai voti delle opposizioni, il secondo pacchetto di prerequisiti da portare su un vassoio di argento all'Eurogruppo di oggi (comprese privatizzazioni per 6,4 miliardi di euro entro il 2017, più tasse e altri tagli), Berlino apre a una riduzione del debito greco, anche se esclude un haircut. Corroborando la tesi di chi sostiene che tutti stiano giocando a prendere tempo e a investire il meno possibile nel nuovo piano greco, anche per le ormai certe elezioni anticipate.

La sorpresa si legge alla voce pil: quello ellenico cresce dello 0,8% nel secondo trimestre dell'anno, mentre a meno 0,5% si fermavano le stime degli economisti. Su base annua l'incremento è dell'1,5%. Il tutto mentre dalla Finlandia arriva l'ok al terzo piano di aiuti a favore della Grecia e mentre il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, ha preparato ieri, in una lunga telefonata con quello dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, il delicatissimo vertice di questo pomeriggio, a cui sarà presente anche il vicepresidente Valdis Dombrovskis, vista la criticità mai del tutto scemata.

La Germania, però, pare giocare al passo del gambero: ammicca verso una riduzione del debito greco, ma senza pronunciare mai la parola haircut, il vero scoglio su cui si consuma il duello sotterraneo tra Merkel e Schaeuble. Le parole del viceministro delle Finanze tedesco Spahn («Quello che non è possibile è un haircut, non previsto neppure dal trattato dell'Eurozona») seguono chirurgicamente il solco tracciato da Wolfgang Schaeuble, su cui piombano ancora le critiche di Varoufakis e, a sorpresa, anche quelle del Financial Times . «Berlino getta sabbia negli ingranaggi dell'accordo sulla Grecia», titola il quotidiano della City che accusa il ministero delle Finanze tedesco di voler respingere l'accordo, puntando solo a un prestito-ponte. Nel parlamento ateniese intanto è bagarre. All'alba di oggi, tra insulti e accuse, è atteso il via libera al piano, nonostante il no scontato degli scissionisti di Syriza. Nel ddl deciso dalla troika ecco l'abolizione degli sgravi per le isole, i prelievi fiscali sulla marina mercantile, l'innalzamento sino al 23% dell'Iva sull'istruzione privata e il dossier privatizzazioni. Non solo il porto del Pireo e quello di Salonicco (ambiti rispettivamente da Cosco Cina e dalla Russian Railways) ma anche gli aeroporti regionali su cui è già concluso l'accordo con la tedesca Fraport, caldeggiato si dice dal passato governo Samaras filo-troika. E soprattutto le ferrovie di Treinose che tanto stanno a cuore a Mosca, su cui pende un altro veto questa volta da parte di Washington. Ma sempre via Berlino.

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