Economia

La Bce dà un taglio alle stime d'inflazione

La Bce dà un taglio alle stime d'inflazione

Mario Draghi non perde occasione per ribadire che nell'Eurozona non c'è deflazione. Il Bollettino mensile della Bce ripropone il refrain: i rischi sui prezzi sono «bilanciati» e la frenata di gennaio (0,7%) è da attribuire «alla componente energetica». La linea «negazionista» resta insomma la solita, in attesa che quelle misure preannunciate dallo stesso presidente dell'Eurotower si concretizzino in marzo, quando la Banca centrale avrà a disposizione tutte le informazioni necessarie. Il dato sul Pil nel quarto trimestre 2013, atteso per oggi, sarà il primo tassello che Draghi utilizzerà per comporre il puzzle del possibile alleggerimento della politica monetaria.
L'altro sarà proprio l'andamento dell'inflazione di febbraio. Il panel composto da 53 esperti consultati dalla Bce ha tagliato le stime sull'andamento dei prezzi al consumo, portandole all'1,1% per il 2014 e all'1,4% per il 2015, con una correzione al ribasso rispettivamente di 0,4 e 0,2 punti percentuali. Queste previsioni sembrano avvalorare la tesi secondo cui Eurolandia non è sotto un attacco deflazionistico, ma resta il fatto che un nuovo campanello d'allarme è risuonato in Germania, dove i prezzi sono scesi il mese scorso dello 0,6%. Non è la prima volta che accade, segno che la domanda interna, rimanendo asfittica, non esercita pressioni sui listini finali nonostante l'ottimismo sui consumi manifestato anche di recente dalla Bundesbank e dal ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble.
L'economia tedesca continua, dunque, a poggiare le proprie fondamenta sulle esportazioni, con un problema di eccesso di surplus per cui Berlino ha dovuto subire prima la reprimenda degli Stati Uniti e poi quella di Bruxelles. E in mancanza di un impulso alla domanda interna, è difficile ipotizzare una ripresa di quei Paesi europei che continuano a vedersi sbarrata la porta di un mercato di sbocco per i loro prodotti come quello tedesco. Con il rischio, tra l'altro, di veder peggiorare i sintomi di deflazione e di allontare l'uscita dalla crisi.
Una crisi di cui è responsabile per buona parte la troika, secondo una risoluzione approvata ieri dalla commissione Occupazione del Parlamento europeo. Alla Commissione Ue, alla Bce e al Fondo monetario internazionale vengono riservate accuse pesanti come macigni: hanno «violato leggi e trattati» e provocato negli ultimi quattro anni «una catastrofe sociale e politica» senza precedenti in Europa.

Con un impatto sociale delle misure di aggiustamento, ovvero l'austerity, devastante: aumento della disoccupazione, specialmente tra i giovani, con una ripresa dell'emigrazione; morìa di piccole e medie imprese e aumento della povertà anche tra le classi medie. Il relatore, il socialista spagnolo Alejandro Cercas in una conferenza stampa ha definito «urgentissimo» un piano per il lavoro «finanziato con lo 0,5% del Pil, quando per le banche è stato usato il 7%».

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