Economia

La Bce libera le cedole. Ma i casi Mps e Carige preoccupano il mercato

Dividendi ok da ottobre, e più vigilanza sui bilanci. Protesta dei sindacati al Tesoro.

La Bce libera le cedole.  Ma i casi Mps e Carige preoccupano il mercato

Nel giorno in cui la Bce ha dato il via libera definitivo alla distribuzione dei dividendi da parte delle banche a partire dal quarto trimestre, il risiko in Italia è tornato al centro dell'attenzione con i casi spinosi di Monte Paschi e Carige e con i movimenti nell'azionariato di Banco Bpm.

Da ottobre, quindi, gli istituti di credito europei potranno remunerare gli azionisti: la Bce ha deciso, spiega una nota, «di non estendere oltre settembre 2021 la propria raccomandazione», ma le autorità di vigilanza «riprenderanno invece a valutare i piani patrimoniali» di ciascuna banca nell'ambito del «regolare processo prudenziale». Dunque, il capo della Vigilanza Bce, Andrea Enria, sottoporrà a severo scrutinio i bilanci. Una notazione che lascia intendere come i «falchi» di Francoforte (e non solo quelli di Bruxelles) potrebbero sindacare le virgole sulle carenze di buffer patrimoniali ove, come l'Eurotower lascia intendere, la flessibilità concessa causa pandemia dovesse essere ritirata a partire dal 2022.

Questa circostanza portebbe Carige, controllata all'80% dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, a effettuare un aumento di capitale proprio nel terzo trimestre del prossimo anno. Motivo per il quale sarebbe necessario porre un'accelerazione alla business combination, opzione prevista dal piano dell'istituto guidato dall'ad Francesco Guido. Analoga preoccupazione ha il Monte dei Paschi che l'anno prossimo sarà chiamato, ove le acque non si muovessero, a rimpinguare i ratios con 2,5 miliardi di aumento entro marzo/aprile. Per quanto drammatico relativamente all'importo (Mps capitalizza 1,14 miliardi, ieri -1,38%), l'aucap non è il primo pensiero nella testa dell'ad Guido Bastianini e del direttore generale del Tesoro (socio di maggioranza con il 64,2%), Alessandro Rivera. Il governo deve confrontarsi con il commissario Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, sull'obbligo di uscita dal capitale entro fine anno, come previsto dall'accordo di salvataggio del 2017.

Questo è il motivo per il quale i sindacati bancari hanno indetto una manifestazione lunedì prossimo a Via XX Settembre, sede del ministero dell'Economia, per chiedere la «salvaguardia dei livelli occupazionali, normativi e salariali, il mantenimento dell'integrità del gruppo e la conservazione dell'attuale insediamento territoriale», si legge nella nota di Cgil Fisac, Cisl First, Uilca, Fabi e Unisin che chiedono al Tesoro di farsi carico della ricapitalizzazione, di concordare con Bruxelles la proroga della nazionalizzazione e di evitare lo «spezzatino» che, al momento, pare l'unica strada percorribile vista l'indisponibilità di Unicredit a farsi carico del Monte da solo. Martedì 27 il viceministro dell'Economia, Laura Castelli, riferirà in commissione Banche.

Intanto, si sono registrati due ritocchi nei patti di consultazione di Banco Bpm: l'accordo tra le Fondazioni (entrano CrCarpi, Manodori e Inarcassa) è salito al 6,17%, mentre quello tra soci privati (Calzedonia e Tommasi) è sceso al 4,694% per la cessione del 2% da parte di Giorgio Girondi.

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