Economia

Berlino, le carte truccate e quell'antico odio dei tedeschi per l'Italia

Accordo Alitalia-Etihad, Luftansa non ci sta: ""E' aiuto di Stato". Tajani (Ue): "Per ora nessuna violazione"

Berlino, le carte truccate e quell'antico odio dei tedeschi per l'Italia

Dopo la stizzita reazione di Lufthansa, che si è rivolta alla Commissione Ue per impedire l'alleanza fra Alitalia e Etihad, la compagnia aerea degli Emirati, c'è da chiedersi se esista ancora qualcosa, qualsiasi cosa, che sia consentito fare agli italiani senza ottenere il beneplacito dei tedeschi. Che la partita europea fosse truccata, che l'arbitro fosse venduto e che si dovesse fare tutto nell'unico ed esclusivo interesse dei proprietari del pallone che stanno a Berlino ormai dovrebbe essere chiaro a molti, tuttavia finora si tentava almeno di salvare le apparenze. Ormai non ci si preoccupa più nemmeno di quelle. Cosa mai farebbe di male Alitalia a cedere il 49% del capitale al vettore arabo non è dato sapere. Anche Lufthansa ha spesso dovuto garantire che la maggioranza del suo capitale non fosse in mani extraeuropee ma la cosa è molto difficilmente provabile (mentre è certa la significativa presenza di investitori basati alle Cayman) e, soprattutto, non si capisce quale sarebbe il pericolosissimo «aiuto di Stato» che tale vendita comporterebbe. Già, perché in Europa l'aiuto di Stato è valido solo se fa comodo ai tedeschi. Con la crisi dei subprime nel 2008, Berlino dovette iniettare una cifra tuttora imprecisata (ma superiore ai 300 miliardi) per stampellare i suoi imprudenti istituti di credito. Aiuto di Stato? Ma quando mai, era sì di Stato, era sì un aiuto, ma valeva perché si era deciso che lo potevano fare anche gli altri. Grazie tante, a noi non serviva!

L'Olanda, in prima fila a farci la morale, ne abusò nazionalizzando e aiutando tre delle sue quattro principali banche, noi utilizzammo solo 4 miliardi ma in compenso fummo chiamati a partecipare ai fondi salvastati a oggi con impegni per più di 50 miliardi, a beneficio dei creditori dei Paesi in difficoltà, guarda caso in maggioranza sempre banche tedesche. Che dire, poi, della Kfw, la «versione» tedesca della Cdp? Una megastruttura statale che concede crediti agevolati a condizioni che le imprese italiane nemmeno si sognano. Tutti corrono a portarle denaro anche grazie alla sfiducia (creata a tavolino dalla Merkel) verso il debito dell'europeriferia quindi, comodamente fuori dal bilancio dello Stato, la KFW può permettersi di «aiutare» l'industria tedesca con cifre astronomiche, superiori agli 80 miliardi all'anno e detenere partecipazioni qualificate nelle Poste e nella Deutsche Telekom.

Anche le tanto celebrate riforme Hartz del lavoro non furono troppo diverse da un mega-aiuto di Stato: Berlino, stracciando le regole di Maastricht, aumentò il proprio indebitamento per accollarsi i costi dei sussidi di disoccupazione e consentire alle imprese di licenziare a cuor leggero. Sulle blindature delle quote di possesso delle società auto tedesche poi si potrebbe scrivere un romanzo: con presenze importanti statali tipo il Laender della Bassa Sassonia grande azionista di Volkswagen.


Insomma, in Europa abbondano le regole ma ai padroni del vapore tutto è concesso.

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