Economia

Bonomi dalle banche al Club Med

Ok delle autorità francesi all'Opa lanciata dal finanziere italiano. Che, dopo la Bpm, torna a investire all'estero

Bonomi dalle banche al Club Med

Cavaliere bianco del private equity con il piglio del «rottamatore», Andrea Campanini Bonomi ha più volte ribadito di individuare le prede della sua Investindustrial con una logica industriale. Così affermava quando sedeva alla presidenza della Banca Popolare di Milano, così vale ora per il Club Med, che il finanziere milanese, nato a New York e residente in Svizzera, vuole scalare per prenderne la gestione, dieci anni dopo il ritiro della famiglia Agnelli.

Ieri la Consob francese ha approvato l'Opa da 790 milioni (21 euro per azione) lanciata dallo stesso Bonomi insieme al magnate sudafricano Solomon Kerzne. Il fronte avversario franco-cinese Fosun-Ardian per ora ha messo sul piatto «solo» 600 milioni (17,5 euro per azione). Potrebbe ancora rilanciare, ma in questo caso Bonomi avrebbe anche una teorica way out , visto che si può stimare che il 10% del Club Med che ha racimolato in questi mesi sia in carico a un prezzo prossimo ai 19 euro.

Poco, tuttavia, dimostra l'orgoglio familiare del finanziere milanese, classe 1965, come la scelta del doppio cognome «C. Bonomi» con cui usava firmare financo le mail collettive inviate agli 8mila dipendenti della Popolare di Milano. Un'unione che diventa un tributo al bisnonno Carlo Bonomi, uno dei maggiori proprietari immobiliari del capoluogo lombardo e padre di Anna Bonomi Bolchini, a sua volta convolata in prime nozze con l'imprenditore edile Dino Campanini.

La stessa che, negli anni d'oro della Borsa di Milano si guadagna il soprannome di «Lady finanza», infilando nel portafoglio di famiglia pacchetti di colossi come Fondiaria e Montedison attraverso la cassaforte Bi-Invest. Fino a quando Mario Schimberni non le «soffia» il gruppo confezionando la prima scalata ostile di Piazza Affari. Per la «signora dei daneé», che nel frattempo era entrata nelle case di tutti gli italiani con il Postal Market e la Mira Lanza, è un colpo quasi mortale. Ma anche Schimberni, sotto lo sguardo di Mediobanca, deve presto cedere il passo in Montedison a Raul Gardini, mentre l'Italia passa le notti insonni insieme Paul Cayard al timone del «Moro di Venezia». Nel 2011 è però ancora Piazzetta Cuccia, guidata da Alberto Nagel, ad appoggiare l'arrivo di Bonomi al comando di Bipiemme, così da porre fine alla gestione di Massimo Ponzellini e sbarrare la strada alle mire dell'avversario Matteo Arpe.

Bonomi, diventato il primo azionista con il 8% circa, avvia il risanamento della banca con Piero Montani ma nel 2013 viene accompagnato alla porta dai dipendenti-soci di Piazza Meda, contrari ai cambiamenti proposti per la governance. Il finanziere vende tutto e si consola con una plusvalenza stimata in 30-40 milioni, ma ha l'amaro in bocca: ha perso la sfida di tornare, tramie Bpm, al centro del palcoscenico di Piazza Affari calcato dalla nonna Anna. Entra anche nel consiglio di Rcs, da cui però si ritira poco dopo, mentre tra i grandi soci infuria la lotta per il controllo del Corriere. Bonomi è, tuttavia, un finanziere capace di fare i conti sia per sé sia per gli investitori che si affidano alle sue cure, come dimostra la vendita delle moto della Ducati ai tedeschi dell'Audi per un miliardo.

Investindustrial, che se l'Opa andrà in porto prenderà in custodia anche il Club Med, possiede oggi tra il resto Aston Martin e parchi divertimenti in Spagna.

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