Economia

Le «Brexit» che non finiscono mai

Ieri mattina, 7.30. La notifica da Whatsapp. «Posso chiamarti?» Il numero è di Paolo. Fa il consulente finanziario. Ci sentiamo qualche minuto dopo. Mi chiede di cosa avrei parlato nel mio articolo. È preoccupato per la situazione italiana, è preoccupato perché lo sono i suoi clienti: dopo il turno elettorale, lo spread, la possibile lettera d'infrazione dell'Europa per l'eccesso di debito, le voci sempre più insistenti di una patrimoniale.

Poi la domanda. «Tu cosa pensi?» Gli rispondo con una domanda: «Ricordi ciò che è accaduto il 23 giugno del 2016? La borsa italiana ha subito il peggior tracollo della sua storia perdendo in un solo giorno più del 12%. Fu colpa di Brexit, del risultato sorprendente del referendum inglese. Perché, immaginando la sua risposta, volevo evidenziare come ogni momento contingente di mercato, quindi anche quello attuale, fosse poco utile ai fini della realizzazione di un progetto finanziario. Capite? Quante «Brexit» ci saranno ancora? Quanti turni elettorali in Italia o in Europa? Negli Usa le previsioni, legate a una possibile elezione di Trump, parlavano di crolli dei mercati; invece, proprio da quell'elezione è nato uno dei rally più importanti della borsa americana. È questo che deve farci decidere come investire il nostro denaro? Le previsioni? Le incertezze? I 1.500 miliardi parcheggiati nei conti correnti del nostro Paese, quale evento straordinario stanno aspettando per tornare ad essere investiti alimentando una ricchezza che oggi stiamo depauperando? Quando siamo chiamati a fare un viaggio spesso guardiamo le previsioni del tempo. Certo, siamo più contenti quando vediamo che ci sarà il sole, saremo infastiditi dalla nebbia o dalla pioggia, metteremo i pneumatici da neve in caso di ghiaccio, ma partiremo comunque, perché è il viaggio che conta, perché il viaggio ci porterà lì dove vogliamo o dov'è necessario che si vada. Non partire, invece, è il peggiore dei mali.

leopoldo.

gasbarro@me.com

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