Economia

Crisi, Monti a caccia di investitori esteri per arginare la recessione

La Borsa di Milano è in balia della speculazione. Ecco le prossime mosse di Monti che cita De Gasperi: "Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni"

Il Tesoro mostra ottimismo, nonostante Piazza Affari continui a segnare minimi su minimi e lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi sia tornato a sfondare la soglia allarmante dei 500 punti base. Ieri, in una intervista al Sole 24Ore, Maria Cannata, direttore generale del ministero dell’Economia responsabile del debito pubblico, ci ha tenuto ad assicurare non solo che gli investitori esteri "stanno tornando perché, rispetto ai rendimenti negativi dei Paesi core, conviene investire in Btp", ma anche che la liquidità nelle casse dello Stato in luglio e agosto è tale da "non richiedere aste extra di Bot". Eppure, con gli indici di Milano ai minimi, i "gioielli" di Piazza Affari tornano scalabili a prezzi stracciati. La capitalizzazione dell’intero listino è scesa a 325 miliardi di euro, meno della sola Apple (464 miliardi) e di Exxon Mobile (330 miliardi) le due più grandi società mondiali per valore di borsa. Visti questi numeri, il presidente del Consiglio Mario Monti ha strabuzzato gli occhi e, secondo fonti governative riportate da Repubblica, si sarebbe subito messo al lavoro per riportare gli investitori esteri a credere nel sistema Italia. "Un politico guarda alle prossime elezioni - ha detto il premier citando Alcide De Gasperi - uno statista alle prossime generazioni".

Dopo aver smentito le elezioni anticipate e aver allontanato la possibilità di una crisi di governo pilotata, Monti si è rimesso al lavoro per evitare che la drammatica situazione in cui sono piombate le banche iberiche non arrivi a contagiare pure l'Italia. Per il momento, però, il governo fa di tutto per gettare acqua sul fuoco. "Siamo vigili, ma non c’è quell’allarme che traspare nei media", è il refrain che esce come un disco rotto da Palazzo Chigi e che i ministri continuano a ripetere. Resta, però, il fatto che il Belpaese non può contare su quello scudo anti-spread che sperava di ottenere dall’Eurotower dal momento che l’entrata in vigore del fondo permanente (Esm) è appesa alla sentenza della Corte costituzionale tedesca e l’attuale fondo "salva Stati" (l’Efsf), pur essendo già operativo, non ha né le risorse né i requisiti per proteggere l’Italia. Motivo per cui la speculazione non si ferma e gli investitori scappano. E quindi? Secondo fonti ben informate, la strategia di Monti e del viceministro Vittorio Grilli passa sotto il nome di "damage control". Una strategia improntata, secondo Repubblica, su "una lunga apnea del debito pubblico, con le aste dei Btp a dieci anni rinviate a settembre". Dicono, infatti, che Grilli sia riuscito a sterilizzare l'aumento dello spread rendendolo solo virtuale. Sarà. Resta il fatto che il differenziale volteggia oltre i 500 punti base. Numeri drammatici, altro che virtuali. Numerii che fanno scappare a gambe levate gli investitori.

L’intenzione del governo Monti è quella di "farcela da soli", magari con l’aiuto della Bce qualora le cose si mettessero davvero male. Il presidente del Consiglio non vuole neanche prendere in considerazione l’idea di ricorrere agli aiuti europei. "Oltre che umiliante - spiega un'altra fonte governativa - sarebbe forse inutile perché la ricetta la conosciamo meglio noi di qualche funzionario di Bruxelles, Francoforte o, peggio, Washington". Non resta, dunque, che proseguire sulla strada degli investitori esteri. Perché, sebbene il deficit sia sotto controllo e il piano del debito sia stato approvato, la Borsa di Milano continua ad essere in balia della speculazione. Sicuramente la situazione in Spagna rischia di far sprofondare tutta l'Eurozona nel gorgo della recessione economica, ma tra tutti i Paesi membri l'Italia è senza dubbio quello più a rischio contagio. Da qui la necessità di far tornare il sistema italiano appetibile agli occhi dei grandi investitori esteri.

Messa una pietra sopra alle manovre economiche, il governo sembra voler puntare (in attesa della delega fiscale) sul lavoro dei supercommissari Giuliano Amato e Francesco Giavazzi (rispettivamente su tagli incentivi alle imprese e ai costi della politica e dei sindacati) che sono già sul tavolo di Palazzo Chigi e che, come ha detto Monti, potrebbero trasformarsi in agosto in provvedimenti concreti.

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