Economia

Calzedonia-Victoria's Secret, l'«intima» sfida

Il gruppo leader italiano della lingerie vuole aprire a New York

Calzedonia-Victoria's Secret, l'«intima» sfida

Sandro Veronesi, il fondatore di Calzedonia che ha in portafoglio anche Intimissimi, Tezenis e Falconeri, progetta l'apertura di negozi negli Usa e la sfida al dominio del campione locale della seduzione femminile, Victoria's Secret.

Una mossa d'obbligo quella del gigante italiano leader della lingerie femminile. Victoria's Secret, infatti, che ha recentemente esportato in Italia i suoi negozi a fondo nero, dedicati alla vendita di mutandine e reggiseni non propriamente da educande, nel nostro Paese ha scelto «location» strategiche, a volte proprio a fianco dei diretti competitor, come accaduto nella milanese via Torino a un negozio Intimissimi.

Una sfida non semplice quella di Veronesi che ha creato un gruppo da 1,8 miliardi di euro di fatturato e 100 milioni di utile con 20mila dipendenti e 3.800 negozi già presenti in 40 Paesi. «Forse inizieremo da New York, città della moda, e poi ci espanderemo nelle maggiori città - ha detto Veronesi in una intervista a Bloomberg Tv - e anche se c'è un competitor dominante negli Usa può essere una buona ragione dare alle donne un'alternativa». LBrands, che detiene Victoria's Secret e altri marchi del settore, è un colosso da 11 miliardi di dollari di fatturato annuo.

Secondo gli esperti però la conquista del mercato Usa per Calzedonia potrebbe essere meno difficile di quella dell'Asia, dove sono presenti brand domestici molto forti soprattutto in Giappone. Negli Usa marchi che appartengono alla cosiddetta «moda democratica» come sono Calzedonia e Intimissimi, possono avere successo grazie al mix di qualità, design e prezzi abbordabili. Inoltre c'è da considerare che il mercato di riferimento ha un valore molto alto, stimato di 25 miliardi di dollari.

Sandro Veronesi, nato a Trento 55 anni, fa è presente anche nell'indice dei miliardari stilata da Bloomberg potendo vantare su una fortuna personale stimata in 2,4 miliardi di dollari. La sua creatura, Calzedonia, non è quotata in Borsa pur essendo stata valutata circa 2,8 miliardi di dollari. Il gruppo non ha comunque piani per una possibile Ipo e preferisce, ha detto Veronesi, «una crescita interna visto che sul mercato ci sono gruppi in vendita ma tutti a prezzi molto alti». Motivo per cui Calzedonia non ha acquisito un paio di anni fa, La Perla, brand bolognese in difficoltà, preferendo lasciare il campo libero a Silvio Scaglia, ex- patron di Fastweb.

I numeri comunque sono dalla parte del gruppo Veneto che ha visto il 2014 chiudersi in crescita dell'11% con la prospettiva di diventare, nel 2015, una delle pochissime aziende moda da oltre due miliardi di fatturato. Un exploit trainato dalle vendite all'estero e dalla tenuta in Italia che ha chiuso, nonostante la crisi, con un +2%. L'anno scorso Calzedonia ha assunto 1300 persone e aperto oltre 300 negozi di cui 27 in Italia.

Molto bene Falconeri, brand acquisito nel 2009 dedicato al cashemire cresciuto dell'85% nel 2014 a livello di fatturato, grazie all'apertura di nuovi negozi.

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