Economia

Il capo di VW in America: «Ingegneri responsabili, io non sapevo nulla»

Le scuse a «nome del gruppo» sì, ma niente mea culpa . Mentre la polizia tedesca, a caccia di documenti e computer, rivoltava ieri come un calzino il quartier generale della Volkswagen a Wolfsburg e le abitazioni di dipendenti, il potente numero uno di VW, Michael Horn, si è presentato davanti al Congresso Usa. Non una semplice audizione, ma una deposizione giurata. Roba che dalle parti di Washington trattano come faccenda serissima, così come peraltro si conviene quando va fatta luce su uno scandalo che coinvolge 11 milioni di vetture su cui è stato installato il software che taroccava i dati sulle emissioni.

Rispetto alle dichiarazioni rilasciate all'esplodere del diesel gate e al testo del suo intervento circolato qualche ora prima della testimonianza, Horn ha dato l'impressione di non voler cospargersi il capo di cenere. Responsabilità di altri, non sua. Pur essendo a conoscenza, l'unica ammissione, fin dalla primavera 2014 dell'esistenza di violazioni o del mancato rispetto degli standard Usa sui gas di scarico. Ma dell'installazione sulle auto del programma per falsificare i risultati dei test, non sapeva nulla. «Voglio essere molto chiaro su questo - ha spiegato - : non mi è stato detto, nè avevo motivo di sospettare, che sui nostri veicoli era stato montato un dispositivo del genere. È stato qualche ingegnere informatico che l'ha fatto, qualunque fosse la ragione».

Il ceo della divisione Usa di Volkswagen ha poi sottolineato di non essere venuto a conoscenza del software incriminato «fino a un paio di giorni prima della riunione del 3 settembre», durante la quale gli erano state spiegate le accuse della Epa, e che Wolfsburg sta valutando alcune forme di risarcimento per i propri clienti che hanno acquistato una delle auto fuori legge. Non è escluso il riacquisto dei veicoli truccati.

Insomma, un diffuso «non sapevo» che non depone sulle capacità di controllo da parte di Horn. La cui permanenza alla guida della Volkswagen Usa è in bilico.

Resta da vedere cosa deciderà il nuovo capo azienda Matthias Mueller, subentrato a Martin Winterkorn.

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