Economia

Il caso Banca Tercas scatena la guerra tra Ue e Bankitalia

Vestager accusa Visco. La replica: "Bloccati i salvataggi di Etruria & C". E la storia recente poteva essere diversa

Il caso Banca Tercas scatena la guerra tra Ue e Bankitalia

La Popolare di Bari chiederà il risarcimento dei danni all'Europa, e anche il governo ci sta pensando. Mentre Bruxelles scarica le responsabilità su Bankitalia, che invece medita vendetta. La sentenza del Tribunale Ue sul caso Tercas che ha dato ragione all'Italia e torto alla Commissione riapre un capitolo della storia bancaria (e non solo) degli ultimi anni, che poteva essere scritto in maniera diversa.

La vicenda è esplosa martedì scorso quando il Tribunale europeo ha assestato un colpo all'Antitrust, riconoscendo come non fosse «aiuto di Stato» l'intervento del Fondo Interbancario di tutela dei depositi (Fitd) che aiutò, con i fondi delle banche italiane private, la Popolare di Bari a salvare Tercas nel 2014.

La bocciatura della dg competition guidata da Margrethe Vestager a inizio 2015, bloccò analoghi interventi su CariFerrara, per la quale c'era anche la formale autorizzazione di Bankitalia, su Banca Marche e sull'Etruria. Le trattative con Bruxelles proseguirono fino all'ultimo per poi naufragare e indurre le autorità italiane ed europee a mandare in risoluzione, il 22 novembre 2015, le quattro banche con pesanti conseguenze economiche e sociali. E con la necessità di aprire i costosi (per le altre banche sane) paracadute di «sistema» come il Fondo Atlante.

La Commissione europea non ha ancora deciso se ricorrere o meno contro l'annullamento da parte del Tribunale, ha detto ieri il Commissario Margrethe Vestager. Quanto all'appello alla Corte di Giustizia, «il ragionamento è che dobbiamo sicuramente fronteggiare la decisione in un modo o nell'altro perché riguarda il modo in cui lavoriamo». Vestager ha spiegato il punto di vista della Commissione, per cui per Banca Tercas è un caso diverso e da valutare diversamente rispetto a quello delle quattro banche regionali in cui l'onere del salvataggio è stato caricato sui creditori. Poi, l'affondo: «Ciò che ha fatto scattare la risoluzione delle quattro banche, tra cui Etruria, è stata una decisione di Bankitalia».

A stretto giro, nel pomeriggio è arrivata la replica di Via Nazionale: la posizione assunta dalla Commissione Ue alla fine del 2015 ha reso impraticabile l'intervento preventivo di risanamento da parte del Fidt, come era avvenuto nella gestione delle crisi in passato, anche con riferimento alle quattro banche, fanno notare in Bankitalia. Ricordando che in quell'occasione la Commissione ha ribadito la posizione già assunta ad agosto 2015, con la quale aveva vietato di attivare il Fondo per Carife e Banca Marche.

Intanto il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli (che all'epoca aveva caldeggiato la soluzione Fitd per evitare instabilità finanziaria), parla di «danni incalcolabili» e chiede le dimissioni della Vestager. Quello di Confindustria, Vincenzo Boccia, chiede alla politica di «superare la paura dei tecnocrati e iniziare a pensare ad una grande Europa e una grande Italia, superando le ansietà».

E ieri si è fatto sentire attraverso i suoi avvocati pure l'ex presidente di Banca Etruria, Giuseppe Fornasari, per dire che l'istituto aretino «non doveva fallire» e che «la vicenda si rivela paradossale» perché a pagare le conseguenze sotto il profilo penale sono stati gli amministratori «condannati per il reato di bancarotta in cui l'insolvenza, quale presupposto del reato, è da attribuirsi ad altri».

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