Economia

La Cina verso un'altra stretta alla concorrenza sul web

Nuovo giro di vite della Cina sul settore Internet. L'Antitrust di Pechino sarebbe pronto a varare nuove direttive che mirano a vietare la concorrenza sleale, limitando al contempo l'uso dei dati degli utenti

La Cina verso un'altra stretta alla concorrenza sul web

Nuovo giro di vite della Cina sul settore Internet. L'Antitrust di Pechino sarebbe pronto a varare nuove direttive che mirano a vietare la concorrenza sleale, limitando al contempo l'uso dei dati degli utenti. La bozza delle regole pubblicate dall'Amministrazione statale per la regolamentazione del mercato (Samr) riguardano una vasta gamma di aree. Secondo l'Autorità le aziende tech non devono fornire dati falsi, né nascondere recensioni negative e promuovere solo recensioni positive. Inoltre, le piattaforme internet non dovrebbero utilizzare dati, algoritmi e altri mezzi tecnici per influenzare le scelte degli utenti o altri metodi per eseguire il cosiddetto «dirottamento del traffico». Gli operatori non dovrebbero utilizzare dati e algoritmi per raccogliere e analizzare le informazioni commerciali dei concorrenti. Le conseguenze sui mercati si vedono dopo poche ore: la Borsa di Hong Kong ieri ha perso l'1,66% e Shanghai il 2%. I crolli più evidenti si registrano però sui colossi internet quotati a Hong Kong quali Alibaba (-4,77%), Tencent (-4,14%) e JD.com (-3,12%). Lo scorso aprile l'Antitrust cinese aveva comminato una multa record da 2,8 miliardi di dollari proprio ad Alibaba per abuso di posizione dominante.

Intanto la Securities and Exchange Commission, l'equivalente statunitense della Consob, ha pubblicato una nota in cui affronta i rischi associati all'investimento in aziende cinesi quotate sui listini degli Stati Uniti.

Il presidente della Sec, Gary Gensler, ha detto di ritenere che «aziende basate in Cina che vogliono raccogliere capitali da investitori statunitensi dovrebbero dare maggiori informazioni necessarie per prendere decisioni». Gensler ha anche anticipato di aver chiesto alla Commissione «una pausa» delle quotazioni di aziende cinesi a New York.

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