Economia

Il colosso Rosneft apre a una collaborazione. Consob studia il debito

L'Eni accelera sul riassetto di Saipem in vista del nuovo piano industriale che verrà presentato a Londra insieme ai risultati trimestrali il prossimo 28 ottobre. La Consob ha ricevuto dai vertici del Cane a sei zampe alcuni quesiti sulle modalità di un possibile deconsolidamento del debito della società controllata. Lo ha comunicato il presidente della Commissione sulla Borsa, Giuseppe Vegas al termine di un'audizione al Senato aggiungendo che «la volontà di Eni e Saipem è quella di separarsi in tempi molto rapidi». Intanto, fra i possibili partner della società specializzata nell'esplorazione di gas e costruzione di piattaforme petrolifere, spuntano i russi di Rosneft che hanno venduto nei giorni scorsi il 9% della Saras dei Moratti. «Saipem è una buona società» che potrà partecipare ai progetti del colosso russo, ha detto il numero uno del colosso petrolifero Igor Sechin parlando a margine del forum Eurasiatico di Verona. Il manager non è entrato nel merito di un possibile interesse a entrare nel capitale della società, ma ha comunque precisato che «la possibilità di una partecipazione deve essere definita anche con Saipem». Che i russi stessero riassestando le loro truppe in Italia, del resto, non lo si era capito solo dalle mosse nel capitale della Saras (di cui resteranno soci con il 12%) ma anche dai rapporti con un'altra partecipata statale, ovvero Finmeccanica che sta stringendo una joint venture con Rosneft per aprire una fabbrica nella regione di Mosca per produrre elicotteri AgustaWestland ed, entro il 2025, realizzarne 160 per il colosso di Sechin.

Tornando alla Saipem, il cantiere aperto dall'ad dell'Eni, Claudio Descalzi, insieme a quello della controllata, Stefano Cao, lavora a pieni giri ormai da mesi. Una delle ipotesi prevede la cessione da parte di Eni del 15-23% alla Cassa Depositi e Prestiti prima dell'aumento di capitale intorno ai 3 miliardi di euro che verrebbe sottoscritto anche dalla major petrolifera. Per gli analisti resta però da capire se il rilancio industriale passerà da collaborazioni e alleanze sui progetti specifici. A cominciare dal North Stream 2, commessa che da sola «cambia tutto il conto economico di Saipem», commenta un broker. E soprattutto se dopo aver consolidato il debito, i vertici dell'Eni decideranno o meno di giocare anche la carta dello «spezzatino» con la vendita della divisione drilling (che secondo le stime vale attorno ai 4 miliardi) e lo scorporo della società in due parti: onshore e offshore.

Nel frattempo, il Cane a sei zampe sta anche lavorando al riassetto di un'altra controllata, quella attiva nella chimica: «Per Versalis stiamo cercando delle joint venture, dei soci per valorizzarne il business», ha detto ieri Descalzi commentando le voci su una possibile cessione della società. Voci che, però, continuano a circolare identificando nel possibile compratore il fondo americano Apollo, mentre ieri sono stati avvistati nello stabilimento di Ravenna anche alcuni funzionari della malese Petronas.

Infine, sugli 800 milioni di dollari di crediti che l'Eni vanta nei confronti dell'Iran «i negoziati vanno avanti e siamo arrivati agli sgoccioli», ha spiegato l'ad, precisando che «l'ammontare non è quello sperato ma l'importante è chiudere bene l'ultima pagina nelle prossime settimane».

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