Economia

Il Consiglio di Stato stoppa la riforma delle popolari e attende la Consulta

Resta congelata la trasformazione in spa di Bari e della Sondrio

Il Consiglio di Stato stoppa la riforma delle popolari e attende la Consulta

Il termine per la trasformazione in spa delle banche popolari con attivi superiori agli 8 miliardi, che sarebbe scaduto il 27 dicembre 2016 per effetto della riforma, resta sospeso in attesa della decisione della Corte Costituzionale. Lo ha ribadito ieri la sesta Sezione del Consiglio di Stato, che in camera di consiglio ha accolto l'istanza della Banca Popolare di Sondrio, volta a ottenere chiarimenti e integrazioni alla precedente ordinanza cautelare della stessa Sezione del 2 dicembre 2016.

In quella data, la sesta Sezione aveva anche rimesso alla Corte costituzionale alcuni aspetti della riforma delle popolari. Il termine della trasformazione societaria resterà sospeso fino al momento in cui si celebrerà, in Consiglio di Stato, la camera di consiglio successiva all'esito della decisione della Consulta.

Il verdetto è stato dunque congelato e la palla ora passa alla Consulta. Per il presidente di Assopopolari, Corrado Sforza Fogliani, «la decisione fa giustizia di una situazione creata dalla legge contro le Popolari. La politica non aveva provveduto e ci ha pensato la giustizia, risolvendo una situazione nella quale le banche che ancora non si sono convertite sono state inopinatamente poste, e ciò assumendo un ruolo di supplenza alla politica non solo legittimo ma che sarebbe stato doveroso da parte di altri».

L'ordinanza del collegio dei giudici guidati dal presidente Luigi Maruoti ha dunque respinto le eccezioni sollevate dalla Presidenza del Consiglio e dalla Banca d'Italia. Il termine dei diciotto mesi previsto dalla circolare di via Nazionale in applicazione della riforma delle popolari ha perso provvisoriamente rilevanza, ricorda l'ordinanza, a seguito della precedente pronuncia di dicembre dello stesso Consiglio di Stato. In quella occasione il presidente Ermanno De Francisco aveva ritenuto fondati alcuni dei motivi di ricorso messi nero su bianco dai soci di diversi istituti e dai loro legali. Il più importante riguardava le limitazioni ai diritti di recesso. Il decreto legge del governo prevede che il diritto del socio che recede a vedersi liquidate le azioni, non sia solo differito entro termini precisi e con interessi, ma possa essere limitato, fino a escluderlo. Inoltre attribuisce alla Banca d'Italia il potere di disciplinare le modalità di tale esclusione prospettando - secondo il Consiglio di Stato - l'attribuzione all'istituto di Vigilanza di un potere di delegificazione in bianco. La mina può rimettere in discussione l'impianto dell'intera riforma con effetti dirompenti. Il primo potrebbero essere le azioni risarcitorie per chi si è visto negare il rimborso dopo aver esercitato il recesso.

A Piazza Affari, intanto, il titolo della Banca popolare di Sondrio ieri è salito mettendo a segno un balzo del 2, 79% a quota 3,32 euro.

Tra le banche popolari sottoposte alla riforma, oltre alla Sondrio, solo la Banca Popolare di Bari deve ancora trasformarsi in spa.

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