Economia

Contraffazione: il business di scarpe e occhiali falsi dilaga sul web

Un'indagine su 700mila pagine di piattaforme e-commerce, siti e social network rilancia l'allarme sul fenomeno del danneggia le imprese del made in Italy. I maggiori pericoli arrivano dal Far East. Assocalzaturifici e Anfao: serve una normativa efficace per ridurre la visibilità dei siti e dei domini che violano la proprietà intellettuale, vanno oscurati rimuovendo in tempi rapidi i contenuti illeciti e va riconosciuta la corresponsabilità di provider, intermediari e fornitori dei servizi web

Contraffazione: il business di scarpe e occhiali falsi dilaga sul web

Calzature e occhiali made in Italy, prodotti di successo apprezzati in tutto il mondo e pedine fondamentali del nostro sistema export. Oggetti del desiderio che però alimentano l'industria dei falsi a livello globale, fenomeno allarmante che dilaga attraverso internet e le grandi piattaforme di commercio elettronico, in particolare quelle del Far East, le più pericolose. Due dati: la contraffazione tocca il 73% per le calzature e il 54% per gli occhiali.

E' quanto da emerge da uno studio presentato di recente da Assocalzaturifici, Anfao e ministero dello Sviluppo economico che ha finanziato lo studio curato da Convey, azienda specializzata nella protezione della proprietà intellettuale. Per capire il fenomeno dei falsi e il suo sviluppo è stata condotta un'analisi approfondita delle principali modalità e e degli ambienti contraffattivi in rete, prendendo in esame un campione di 54 marchi calzaturieri suddivisi per fasce prezzo e livello di diffusione sui mercati internazionali e 57 brand di occhiali divisi per tipologia, esaminando in particolare i valori e la frequenza delle pagine web occupate dai marchi contraffatti e le modalità con cui queste pagine operano sulle piattaforme web 1.0, web 2.0 ed e-commerce. L'esame di oltre 700mila documenti "catturati" in rete mette in evidenza che in prima posizione nel traffico dei falsi made in Italy si trovano di gran lunga le grandi piattaforma di commercio elettronico (in testa quella di Cina e Far East), seguite dal web 1.0 e dai social network.

"Lo studio è uno spaccato importante della nostra produzione e ci permette di capire la portata devastante della contraffazione – commenta Cleto Sagripanti, presidente Assocalzaturifici e Fiamp, Federazione italiana accessori moda e persona -. Questo vale non solo per il comparto calzature, ma anche per tutto l’accessorio moda: il valore complessivo della merce sequestrata per tutti i settori rappresentati da Fiamp, gioielleria, pelletteria, pellicce, calzature e occhialeria, è di oltre 208 milioni di euro nel solo 2012. Nell’ultimo quinquennio parliamo di una cifra che sfiora i 2 miliardi di euro".

Assocalzaturifici stima che il fatturato perso a causa del falso oscilli dai 190 e i 240 milioni di euro. Nel 2012 sono state sequestrate calzature per un valore pari a 17,2 milioni di euro, circa il 2,9% del totale dei prodotti sequestrati, percentuale che cresce all’8,8% se si considera il valore dei sequestri di calzature nel periodo 2008-2012.

"Il nostro obiettivo è difendere lo stile, la qualità, la creatività e il design italiano che ci rende unici in tutto il mondo – continua Sagripanti -. Da tempo siamo impegnati nella lotta alla contraffazione, ma occorre che tutti i settori del manifatturiero italiano facciano fronte comune tra loro insieme alle istituzioni. Si parla spesso di contraffazione di marchio, presupponendo quasi che soffrano di tale fenomeno criminoso solo le grandi griffe. In realtà è un problema vissuto anche dalle piccole e medie aziende, il tessuto manifatturiero italiano che il mondo ci invidia e che rappresenta un patrimonio fondamentale di cui vive l’economia del nostro Paese. Per questo Assocalzaturifici ha voluto approfondire lo studio con un'analisi autonoma e un focus sul made in taly e sulle principali modalità con cui la falsa indicazione di origine si articola online, consapevoli che la lotta alla contraffazione non può essere disgiunta dalla lotta al falso made in Italy e a fenomeni come l'Italian sounding".

Per quanto riguarda l'occhialeria, Anfao stima una perdita tra i 100 e i 150 milioni di fatturato annuo per le aziende con una perdita di 500 posti di lavoro ai cui si sommano i danni all'erario per Iva e tasse non riscosse. "Il nostro impegno nella lotta alla contraffazione nasce molti anni fa – spiega Cirillo Marcolin, Presidente Anfao e past president Fiamp – proprio perché siamo consapevoli dell’entità del pericolo. Nel nostro settore tale fenomeno provoca effetti ben più gravi di quelli puramente economici: il contraffattore diffonde sul mercato prodotti di scarso livello qualitativo e per i nostri prodotti può voler dire danni anche gravi alla salute degli utilizzatori. Un occhiale da vista contraffatto può causare danni all’occhio e analogo discorso può essere fatto per un occhiale da sole il cui filtro solare non sia adatto alla protezione dai raggi UV".

"Il web rappresenta un’occasione per esprimere le proprie idee e sviluppare il proprio business – prosegue Marcolin -, con potenzialità innumerevoli e sarebbe sbagliato non sfruttarle. Allo stesso tempo, però, internet racchiude degli elementi di criticità tra cui appunto la contraffazione: la vendita online di prodotti contraffatti sta raggiungendo proporzioni di giorno in giorno più allarmanti e noi tutti non possiamo restare a guardare".

Che fare allora? È necessario - sostengono i rappresentanti degli imprenditori - poter contare su una normativa efficace contro la contraffazione online, ridurre la forte visibilità dei siti internet e dei domini che effettuano violazione dei diritti di proprietà intellettuale, oscurarli e rimuovere in tempi rapidi i contenuti illeciti, riconoscere la corresponsabilità dei provider, degli intermediari e dei fornitori dei servizi web. Un elemento importante che è emerso dallo studio è la forte presenza di veri e propri network contraffattivi trasversali ai marchi e ai prodotti stessi, che apre anche a livello di strategie di contrasto possibilità diverse dalla tutela della singola azienda o del singolo brand.

"Oggi i siti che propongono occhiali contraffatti, così come ha confermato lo studio, sono trasversali ai singoli brand, si propongono come multimarca e spesso addirittura multi prodotto. La singola azione equivale a far rimuovere il singolo brand, non certo a colpire il network dei contraffattori", conclude Cirillo Marcolin.

L'obiettivo dello studio, sulla base degli elementi raccolti, è anche fornire agli attori coinvolti, ministero per lo Sviluppo Economico in testa, alcune possibili linee di politica industriale applicabili sia ai settori calzature e occhiali sia agli altri comparti del manifatturiero italiano con dinamiche simili: diffondere la conoscenza della peculiarità dei fenomeni contraffattivi in Internet, incentivare il supporto di comportamenti innovativi nella lotta alla contraffazione dei marchi da parte delle imprese, soprattutto in forma aggregata, effettuare azioni dirette e dimostrative del ministero per la tutela pro-attiva dei marchi in alcune situazioni di valenza nazionale.

La contraffazione è una minaccia per l’intero sistema economico e produttivo italiano perché intacca la competitività del sistema Paese e l'immagine del made in Italy nel mondo.

Causa la perdita di quote di mercato dell’industria nazionale oltre alla perdita di posti di lavoro, e si è acutizzato con la crisi e con la diffusione massiccia di internet, che rende più appetibili i prodotti contraffatti che costano meno.

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