Economia

Controlli fiscali: l'Agenzia delle entrate punta sulle banche dati

Il governo incrementa gli strumenti per la lotta all'evasione fiscale. E così l'Agenzia delle Entrate prepara le sue armi per stanare chi non paga le tasse

Controlli fiscali: l'Agenzia delle entrate punta sulle banche dati

Il governo incrementa gli strumenti per la lotta all'evasione fiscale. E così l'Agenzia delle Entrate prepara le sue armi per stanare chi non paga le tasse. Come racconta ilSole24Ore quello che sarà seguito dal fisco nel 2016 è un approccio che punta a evidenziare in prima battuta tutte le forme di evasione fiscale, se non proprio “involontarie”, certamente indotte da errori di compilazione dei modelli o interpretazione di norme spesso complesse. L'ordine partito dall'Agenzia delle Entrate è chiaro: selezionare attentamente le posizioni a rischio analizzando le banche dati. Il Fisco dunque setaccerà lo sterminato database sui conti e i rapporti finanziari intrattenuti dai contribuenti italiani, partendo dalle informazioni trasmesse alle Entrate da banche, poste, intermediari, Sgr e altri operatori finanziari. Il Sole 24 Ore ha stimato che solo con l’ultimo invio del 31 marzo scorso all’Agenzia siano arrivate più di 500 milioni di informazioni relative al 2015. L’analisi di questi dati servirà a far emergere le posizioni anomale, sulle quali approfondire le verifiche. A un secondo livello, invece, le Entrate interverranno con le indagini finanziarie vere e proprie, cioè con richieste mirate sui singoli soggetti e rapporti.

In quest’ottica - spiega la circolare 16/E - il contraddittorio assume nodale e strategica centralità per la “compliance”, anche perché non solo evita che le attività di recupero risultino poco motivate, ma rende la richiesta tributaria "più credibile e sostenibile". Nel 2015, in fase sperimentale, sono già state inviate oltre 275mila comunicazioni di anomalia derivanti dai dati dichiarativi. E quest’anno, sempre come sottolinea ilSole, il processo di dialogo verrà consolidato, proprio per favorire la verifica delle anomalie riscontrate e consentire al contribuente di preparare un’adeguata difesa. Le informazioni saranno rese disponibili anche nel cassetto fiscale di ogni interessato, che potrà valutare l’eventuale adeguamento spontaneo e beneficiare del ravvedimento operoso. La mancata risposta sarà considerata elemento valido a inserire la posizione nei piani annuali di controlli.

E in questo quadro verranno messi nel mirino del Fisco soprattutto i professionisti. Le verifiche fiscali cominciano generalmente con l’invito ai professionisti a esibire la documentazione contabile che prova i costi sostenuti. In realtà, l’invito è rivolto ai professionisti che, in un determinato anno di imposta, anche se congrui e coerenti agli studi di settore, risultano, come sottolinea il Sole, avere un’incidenza di costi sui compensi superiore, sia in termini di valore assoluto, sia in termini percentuali, a determinate soglie fissate annualmente dall’agenzia delle Entrate. Per selezionare i professionisti da verificare, gli uffici analizzano il quadro RE (redditi di lavoro autonomo derivante dall’esercizio di arti e professioni) di Unico Pf, valutando l’incidenza in termini di valore assoluto e percentuale dei componenti negativi rispetto ai compensi da attività professionale.

In caso di superamento della soglia, l’ufficio può procedere con l’invio di un questionario al professionista per verificare la corretta deducibilità delle spese indicate in dichiarazione.

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