Economia

Così cambierà l'irpef comunale: la trappola dei rincari. Ecco le città a rischio

Così cambierà l'irpef comunale e le addizionali da applicare: tutti i rincari nei comuni d'Italia in previsione prima della riunione del 14 giugno

Così cambierà l'irpef comunale: la trappola dei rincari. Ecco le città a rischio

Il cambiamento dei criteri di determinazione delle addizionali Irpef, atteso il prossimo 14 giugno, si abbatterà su numerosi contribuenti italiani, specie coloro che risiedono in Comuni nei quali ad oggi sono previste fasce di esenzione.

Attualmente l'addizionale comunale viene versata da circa 25,3 milioni di cittadini su 41,2 milioni. Applicata sul reddito complessivo Irpef, essa è dovuta solo da coloro che devono pagare l'imposta nazionale: si aggiunga a ciò il fatto che in alcuni comuni tale tributo non è contemplato (1128 su 7904) e che in 2617 esistono esenzioni per fasce di reddito basse. Con le novità che il governo Draghi si prepara a varare tramite la legge fiscale, invece, la sovraimposta sarà applicata direttamente all'Irpef netta. Se nulla dovesse cambiare, il tributo si abbatterà su quanti rientrano in una delle fasce di esenzione dell'addizionale ma versano l'Irpef.

Stando ai dati emersi dalle dichiarazioni dei redditi 2021 a pagare l'Irpef sono 30,5 milioni di italiani, vale a dire 5 milioni in più rispetto a quelli che devono versare l'addizionale. Tra questi ultimi vi sono quei cittadini che, dopo l'introduzione delle modifiche da parte dell'attuale esecutivo, pagheranno la nuova sovraimposta (ad eccezione di quanti risiedono in comuni che non impongono e sceglieranno di continuare a non imporre l'addizionale).

Secondo il direttore generale delle Finanze Fabrizia Lapecorella (dichiarazione registrata in un'audizione datata 30 marzo 2022), l'attuale sistema creerebbe un"brusco salto di tassazione per chi ha redditi subito sopra la no tax area", alterando la progressività del prelievo e privilegiando lievemente i redditi alti (quantomeno nei 3817 Comuni che applicano tale addizionale con aliquota costante). Affermazioni perfettamente in linea con quelle rilasciate a ottobre dall'Ufficio parlamentare di bilancio, secondo cui il prossimo passaggio alla nuova tassazione "dovrebbe determinare un incremento, seppur di lieve portata, della progressività complessiva dell'imposta". La modifica dei criteri di determinazione del tributo produrrà effetti redistributivi tra i vari enti: alcuni potrebbero riuscire a raggiungere lo stesso gettito ricavato dall'attuale addizionale, altri faranno invece grande fatica e necessiteranno di trasferimenti perequativi.

Bisognerà quindi capire quali saranno i "limiti alla manovrabilità della sovraimposta comunale sull'Irpef" per le amministrazioni locali. Per garantire ai comuni il gettito di 4,99 miliardi dell'attuale addizionale si era pensato a una sovraimposta del 3,1%, che risulterebbe non sufficiente per circa la metà degli enti coinvolti.

Le ultime modifiche inserite dal governo per garantire ai comuni "lo stesso incremento di gettito attualmente garantito dall'applicazione del livello massimo dell'addizionale Irpef" prevedono una tassazione più massiccia. Nel caso in cui non ci fossero esenzioni e venisse applicata ovunque un'addizionale allo 0,8% (0,9% per Roma Capitale) si otterrebbe un gettito di 6,1 miliardi di euro e l'aliquota dell'imposta raggiungerebbe il 3,85%. In attesa di conferme e operando solo sulla base di stime, il margine di manovra al 3,85% sarebbe perfetto per le grandi città, le quali non solo raggiungerebbero con estrema facilità il medesimo gettito dell'attuale tassazione ma avrebbero ulteriori margini per incrementare i loro guadagni. L'esempio di Roma è perfetto: alla Capitale basterebbe eliminare le esenzioni e fissare l'imposta al 3,46% a quanti versano l'Irpef per ottenere i medesimi introiti (278 euro di media).

Andrebbe peggio a piccoli centri con redditi bassi come Mazzarrone (comune della provincia di Catania più penalizzato tra quelli che hanno almeno mille contribuenti Irpef), dove sarebbe necessaria una sovraimposta addirittura del 6,18 per cento. Rivoluzione in arrivo per quei comuni, spesso con vocazione turistica, ricca Imu sulle seconde case e redditi medi elevati, nei quali l'addizionale ha fasce d'esenzione alte e viene pagata da pochi residenti. A Saint Vincent è prevista l'esenzione per redditi fino a 40mila euro e l'addizionale (in media 175 euro a residente) è versata da 437 cittadini, pari al 17% di quanti sono tenuti a pagare l'Irpef.

Per ottenere il medesimo gettito sarebbe sufficiente applicare una sovraimposta dello 0,55% a 2642 cittadini (29 euro di media).

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