Economia

Così lo spread appare, scompare e si trasforma

La reazione dei mercati alle elezioni non è strana, ma va interpretata

Così lo spread appare, scompare e si trasforma

Un avvincente libro di Carlo Rovelli dal titolo La realtà non è come appare che parla dell'universo può essere un'interessante ispirazione per capire il comportamento dei mercati post elezioni. Il risultato elettorale è stato giudicato dagli analisti finanziari peggiore rispetto alle attese. I mercati si aspettavano certamente che nessuna delle tre fazioni politiche avrebbe raggiunto un numero sufficiente di voti per governare, ma allo stesso tempo ci si attendeva che grazie ad un numero limitato di parlamentari pescati dalle minoranze, si sarebbe potuto creare un governo almeno di transizione. Oggi questo è molto più difficile, ma se si guarda l'andamento dei titoli di Stato, all'apparenza, sembra che il mercato non sia preoccupato. Dal 2011 anche i meno esperti hanno imparato il termine spread.

Persino i ragazzi che nel 2011 erano bambini associano la parola spread al lupo cattivo. Questo mostro da incubi notturni sembra però si sia addormentato. Lo spread famoso, che non è altro che la differenza di rendimento dei titoli di Stato decennali tedeschi rispetto a quelli italiani, si è mosso poco. La Bce sembrerebbe tenere il lupo sedato. Ciò però non significa che sia morto. La nuova realtà è che non si deve più guardare lo spread fra Italia e Germania, ma è il caso di andare a guardare l'andamento del differenziale di rendimento fra i titoli di Stato spagnoli e quelli italiani. Se verso la Germania noi abbiamo mantenuto uno spread fra i 130 ed i 140 punti base, è verso la Spagna che si può notare un andamento molto preoccupante. Dal dopo elezioni lo spread Italia-Spagna è salito di oltre mezzo punto percentuale, che di questi tempi è un'enormità e non è che la Spagna se la passi meglio coi suoi problemi baschi.

Un altro parametro per avere il termometro del giudizio del mercato è l'andamento di alcune banche italiane. E non perché esposte al rischio derivante dai titoli di Stato da loro detenuti; ma perché l'incertezza politica e lo spostamento verso nuove ricorsi di consensi fra gli elettori si trasformerà ancora di più nella protezione dei debitori a scapito dei creditori. I più importanti creditori rimangono le banche. Che continuano ad avere grosse masse di crediti deteriorati, ma anche di crediti attualmente in bonis che potrebbero diventare presto deteriorati se un nuovo governo di transizione approvasse nuove norme a protezione dei debitori a scapito dei creditori.

Il primo indicatore diventa così l'andamento di Mps, solo per citarne una su tutte. Le banche che hanno nel proprio bilancio questa eredità di crediti dal passato sono l'altro nuovo termometro del rischio Paese insieme allo spread verso la Spagna e non più verso la Germania. Ricordando Rovelli: la realtà si trasforma.

Marco Casa
Nom de plume di un noto banchiere italiano

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