Economia

Deutsche Bank conferma i piani anche grazie all'aiutino Bce

Dopo il taglio dei costi, Francoforte riduce i requisiti patrimoniali. La banca tedesca resta sotto i riflettori

Deutsche Bank conferma i piani anche grazie all'aiutino Bce

Da Francoforte arriva un regalo di Natale in anticipo per Deutsche Bank che, pur tagliando le stime sui ricavi per il 2022, è stata premiata dalla Bce per i progressi fatti con sul fronte dei costi e dei rischi dal 2016 a oggi. La Vigilanza ha infatti ridotto il requisito di solidità patrimoniale portando il cosiddetto indice Cet 1 dall'11,84% all'11,59%, con efficacia dal primo gennaio. In sostanza, ha abbassato l'asticella del capitale che l'istituto tedesco deve accantonare (come richiesto a tutte le altre banche) per coprire perdite inattese e rimanere solvibili in situazione di crisi. La mossa della Bce segue i risultati dei test periodici (gli Srep) sui rischi dei singoli istituti effettuati quest'anno ma anche la decisione presa lo scorso 22 novembre dal Financial Stability Board di Basilea di ridurre la riserva di capitale perché nel 2019 la banca è stata valutata «meno rischiosa dal punto di vista sistemico in ciascuna delle cinque categorie rilevanti: dimensione, attività intergovernativa, interconnessione, sostituibilità e complessità».

Emettere meno capitale significa ridurre i costi di finanziamento della banca, il che dovrebbe offrire una certa protezione agli utili, in un contesto in cui i ricavi faticano ad aumentare. Proprio ieri, durante l'investor day che si è tenuto a Francoforte, l'ad Christian Sewing ha tagliato l'obiettivo di crescita dei ricavi, puntando il dito contro i tassi di interesse ai minimi. Il gruppo si aspetta che i ricavi dell'attività bancaria crescano solo dell'1% al 2022, la metà rispetto a quanto stimato a luglio. I vertici del gruppo hanno sottolineato i «progressi significativi» fatti negli ultimi mesi nella ristrutturazione della banca sottolineando che, nel medio periodo, tassi così bassi potrebbero complicare l'attività retail così come il corporate banking. La crescita dell'investment banking, nei piani di Sewing, dovrebbe però compensare parzialmente queste perdite. Insieme ad altre iniziative, compresa l'erogazione di più prestiti e il trasferimento «selettivo» sui clienti dei costi sostenuti per tenere la liquidità parcheggiata presso la banca centrale. E Deutsche Bank non è l'unica: secondo un sondaggio pubblicato dalla Bundesbank, almeno il 60% degli istituti tedeschi stanno caricando i tassi negativi sui depositi della clientela corporate e più del 20% sanche sulla clientela retail.

La banca chiuderà il 2019 con un Cet1 sopra il 13% ma si riserva la possibilità di scendere a un massimo del 12,5% nel corso della ristrutturazione varata questa estate. Quel che Deutsche Bank deve dimostrare alla Vigilanza, dopo aver già annunciato che non distribuirà dividendi nel 2019 e 2020, è che diventerà sempre meno rischiosa e sempre più redditizia tramite una serie di interventi tra cui la riduzione dei costi a 17 miliardi per il 2022, quasi 6 miliardi in meno rispetto al 2018, e il taglio del personale di 18mila unità. Sewing è al timone di una complessa transizione che sostanzialmente configura un ritorno al passato: meno rischi da attività di investimento e più proventi da attività bancarie tradizionali. «Siamo in linea con il piano e anche in anticipo in diverse aree», ha detto ieri l'ad nel suo intervento.

In Borsa il titolo viaggia attorno ai 6,5 euro e sta risalendo dal minimo storico di 5,7 euro toccato il 3 giugno.

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