Economia

Diminuisce il rischio per le imprese

Nel 2016 meno insolvenze, ma la selezione è stata «darwiniana»

Cinzia Meoni

Si riduce il profilo di rischio delle imprese italiane anche se le aziende non sono ancora tornate a investire massicciamente, né i risparmiatori a dare piena fiducia al sistema. Lo evidenzia l'«Economic and Credit Outlook 2017-18»,studio di Crif Ratings fondato sui dati raccolti da 441mila aziende: il tasso di default ((definizione che comprende anche il ritardo nei pagamenti per più di 90 giorni) è sceso infatti a fine 2016 al 4,3% rispetto al 5,3% di un anno prima, mentre per i prossimi mesi è prevista la normalizzazione del tasso intorno al 4%, con manifattura leggera e servizi come settori più esposti.

«La discesa del tasso di default è un dato positivo ma va contestualizzato» mette comunque in guardia Paolo Bono, associate del dipartimento corporate rating di Crif, sottolineando da un alto «il miglioramento unico delle condizioni finanziarie garantito dalla Bce» e, dall'altro, «la selezione darwiniana delle imprese per cui la recessione ha portato a una forte pulizia del mercato, spingendo all'uscita le aziende meno solide».

Lo studio evidenzia come la contrazione dei tassi di default tra dicembre 2015 e fine 2016 sia stata trasversale a livello settoriale, evidenziando, una volta di più, lo stretto legame tra lo scenario macro e l'imprenditoria tricolore. In ogni caso, in questo contesto, le costruzioni rimangono il settore con il tasso di default più elevato (5,6%) ma anche il più rapido a tornare su un livello di normalizzazione (a dicembre 2015 il tasso di default si attestava al 7%) seguito da agricoltura (4,7%) e commercio (4,5%). Le imprese a minor rischio sono invece quelle del comparto chimica e farmaceutica (con il tasso di default al 2%), utility ed energia (2,4%).

«Il calo dei tassi dei default nel corso del 2016 ha mostrato un trend moderato ma costante in tutti i trimestri dell'anno, a conferma del processo di normalizzazione e stabilizzazione in corso grazie al miglioramento del contesto economico e finanziario» conclude Bono, secondo cui «l'assestamento dei tassi di default al di sotto dei livelli pre crisi va letto alla luce di un sistema produttivo più solido, supportato da un'accelerazione dell'economia mondiale».

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