Economia

Da domani lo Stato paga solo online

Le 2mila imprese che lavorano per la P.A. dovranno emettere fattura elettronica. Giro d'affari da 135 miliardi

Da domani lo Stato paga solo online

Il «Grande fratello» fiscale compie un altro passo contro nero, mazzette ed evasione: da domani mattina anche la più piccola impresa o singolo artigiano che rifornisce Ministeri, Regioni, Comuni, Asl o qualsiasi altra emanazione del corpo statale sarà pagato per il lavoro svolto soltanto se spedirà nell'etere una «fattura elettronica». Nelle piattaforme di e-commerce come eBay carta e timbri sono rottamati da anni, ma è innegabile l'importanza del salto nel web 2.0 per un Paese come il nostro soffocato da burocrati e scartoffie: oltre 21mila gli uffici pubblici coinvolti a fronte di circa 2mila fornitori. Basta qui ricordare che, malgrado le promesse del governo Renzi e le direttive europee, a gennaio l'Italia doveva ancora saldare ai suoi fornitori la metà (35 miliardi sui 68 iniziali) dei debiti contratti per lavori, merce o servizi già ricevuti. Una vergogna.

Ora l'adozione forzata di quella che potremmo chiamare la «bolla 2.0» dovrebbe far risparmiare un paio di miliardi alle casse pubbliche, in cui si accatasteranno, ma questa volta tramutati in byte, 50 milioni di fatture elettroniche, per un ammontare di 135 miliardi l'anno. A ricordare i numeri è la Cgia di Mestre, e chi non si adegua alla rivoluzione digitale rischia grosso: le Pubbliche amministrazioni non potranno più accettare nè pagare le fatture ricevute in forma cartacea. Sebbene da giugno i fornitori di Ministeri, Agenzie fiscali ed Enti previdenziali avessero l'obbligo di emettere la fattura elettronica, ora anche la trasmissione dei documenti avverrà attraverso uno specifico sistema di interscambio (Sdi) gestito dallo stesso Erario. Sarà questa struttura a «girare» agli uffici delle singole amministrazioni le «e-fatture», con i dettagli del servizio o della merce da saldare. Non solo le amministrazioni sono chiamate a identificare i propri uffici deputati alla ricezione delle fatture elettroniche e devono provvedere registrarli nell'Indice delle pubbliche amministrazioni (Ipa): il codice dovrà essere indicato sulla «e-bolla». Peccato che dei 21.840 uffici coinvolti, non tutti saranno operativi da subito: «450 enti non si sarebbero ancora registrati nell'Indice della Pa - sottolinea il segretario degli artigiani di Mestre, Giuseppe Bortolussi, prevedendo disguidi soprattutto nelle province e nei consorzi- federazioni sportive.

Anche gli imprenditori dovrebbero comunque trarre un vantaggio economico dal salto digitale: si stima che il risparmio dovrebbe essere perlomeno di 4 euro a fattura. A costo però di tutti i grattacapi che inizialmente accompagnano qualsiasi cambiamento e della spesa necessaria per dotarsi del software in grado di produrre la bolla con le specifiche tecniche (come formato xml e firma elettronica) pretese dallo Stato. Comunque le Camere di commercio si sono già mosse per aiutare le loro associate.

Dal 15 aprile, 20 milioni di italiani riceveranno invece il 730 precompilato. Senza nulla togliere alla meritoria (e vitale per uno Stato che voglia dirsi civile) lotta contro l'evasione, un sistema similare alla e-bolla sarà poi applicato anche agli affari tra i privati cittadini, completando l'abbraccio tra redditometro e spesometro per ogni contribuente.

Insomma il fisco saprà tutto; un po' come accadeva oltre la Cortina di ferro.

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