Economia

Draghi: "Ora per l'Eurozona è urgente il bilancio unico"

Il presidente Bce: «I sovranisti hanno perso. E i singoli Stati sono troppo deboli per il mondo globalizzato»

Draghi: "Ora per l'Eurozona  è urgente il bilancio unico"

«Gli oppositori dell'euro - i sovranisti - hanno perso», e ora è il momento di imprimere un'accelerazione «esistenziale» all'eurozona attraverso l'unione fiscale, «più urgente che mai». In un'intervista al Financial Times, forse l'ultima da presidente della Bce, Mario Draghi piazza sul terreno un'altra mina. Se già la decisione di rimettere in moto la giostra del quantitative easing e di tagliare i tassi sui depositi aveva creato diffusi mal di pancia in seno al board della Bce e una levata di scudi da parte della Germania, l'idea di un bilancio comune rischia di essere perfino più urticante. Non a caso, del progetto si parla ormai da quasi un paio d'anni senza che nulla sia mai stato deciso. L'opposizione di alcuni Paesi, Olanda in testa, è manifesta. C'è infatti chi teme che un bilancio separato da quello Ue possa diventare il cavallo di Troia con cui introdurre gli eurobond. Incoraggiando quindi l'azzardo morale, cioè la spinta a indebitarsi.

Draghi non entra nel merito della polemica, ma condivide l'idea del presidente francese Emmanuel Macron, convinto della necessità di destinare alcuni punti del Pil alla creazione di un bilancio ad hoc, da finanziare magari con risorse derivanti da una corporate tax europea. Accettando una perdita di sovranità data dall'istituzione di un super-ministro delle Finanze. Il presidente dell'istituto di Francoforte è consapevole che «chiaramente il dibattito politico sarà ancora molto lungo, ma sono ottimista».

Draghi ha espresso parole di ottimismo perché l'atteggiamento dell'opinione pubblica nei confronti dell'integrazione economica è a suo giudizio cambiato dopo la crisi greca. «Molte più persone capiscono l'importanza di queste riforme rispetto a qualche anno fa - ha osservato - e a un certo punto ci sarà un impegno». E ha poi aggiunto: «La gente ha capito i vantaggi della moneta unica, la fiducia sta crescendo. Gli oppositori dell'euro non hanno avuto successo».

L'urgenza di dotare Eurolandia di un'ulteriore potenza di fuoco che non sia solo quella della Bce nasce dall'esigenza di contrastare «la debolezza dei singoli Stati nel contesto di un mondo globalizzato». Spetta ai governi però, sottolinea l'ex governatore di Bankitalia, far fronte al rallentamento dell'economia anche con un aumento della spesa pubblica. In caso contrario, gli stimoli straordinari della banca centrale «potrebbero dover durare a lungo». Un avviso a Berlino. Tuttavia, anche se non esplicitato durante la conversazione con il Financial Times, l'invito di Draghi a spendere di più è rivolto ai Paesi in grado di poterlo fare. Anche nella recente audizione davanti all'Europarlamento, il numero uno dell'Eurotower aveva sottolineato come i governi provvisti di ampio surplus di bilancio - chiaro il riferimento al debordante attivo tedesco - dovrebbero agire con tempestività per arginare una possibile deriva recessiva, mentre quelli con elevato indebitamento - e qui il richiamo era all'Italia - sono chiamati a perseguire «politiche prudenti e rispettare gli obiettivi». Insomma, nessun salto nel vuoto, né un invito a riempire le tasche dei cittadini seguendo i dettami dell'helicopter money. In ogni caso, quel che la Bce doveva fare, l'ha fatto. «Sì, abbiamo fatto abbastanza e possiamo fare di più. Ma cosa è che veramente ci manca? La risposta è la politica di bilancio, quella è la grande differenza tra l'Europa e gli Stati Uniti».

Infine, la «benedizione» a Christine Lagarde, che prenderà il suo posto dal primo novembre: «Sarà un presidente eccezionale, ha guidato l'Fmi e il suo staff di economisti in tempi difficili».

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