Economia

Draghi vince sullo scudo anti-spread

Ora il presidente della Bce ha le mani libere per estendere gli acquisti di titoli

Rodolfo Parietti

La Corte costituzionale tedesca ha deciso: l'Omt (Outright monetary transactions), meglio noto come scudo anti-spread, è legittimo e non travalica il mandato della Bce. Per Mario Draghi, una vittoria a tutto tondo che arriva dopo quattro anni di procedimenti giudiziari e, soprattutto, da quella Germania schierata contro il programma di assistenza creato all'apice della crisi del debito sovrano. «Questa sentenza conferma la decisione della Corte di Giustizia dell'Unione europea che concludeva che il programma Omt è compatibile con la legge Ue e ricade nel nostro mandato», è stato il commento di ieri del presidente della banca centrale davanti all'Europarlamento.

Nonostante i toni misuratissimi, Draghi ha più di un motivo per essere soddisfatto. Le toghe rosse di Karlsruhe hanno di fatto liberato le mani dell'ex governatore di Bankitalia, ora al riparo dal probabile fuoco di sbarramento della Bundesbank in caso di ulteriore ampliamento del perimetro del quantitative easing. Lo scudo anti-spread prevede infatti l'acquisto illimitato di titoli sul mercato secondario per sostenere lo Stato che abbia presentato richiesta di aiuto, in cambio dell'accettazione di vincoli stringenti su conti pubblici e riforme. E per questo non è mai stato utilizzato. Ma l'Omt è in un certo qual modo l'antesignano dell'attuale Qe, la cui potenza di fuoco è stata di recente portata a 80 miliardi di acquisti mensili. In verdetto potrebbe quindi essere sfruttato da Draghi per decidere di comprare anche le obbligazioni prive del «bollino» investment grade (con l'estensione magari a quelle bancarie) e con rendimenti inferiori al tasso sui depositi presso la stessa banca centrale (-0,40%) nel caso cominciassero a scarseggiare i titoli eligibili e tardassero ad arrivare i risultati dal fronte della lotta alla deflazione e da quello del sostegno alla crescita.

Il numero uno dell'istituto di Francoforte continua a manifestare una visione critica dell'attuale congiuntura, nonostante la recente revisione al rialzo delle stime sulla crescita del Pil di quest'anno (+1,6% dal precedente +1,4%). «L'incertezza resta alta e i rischi al ribasso restano significativi, per lo stato di fragilità dell'economia globale e i rischi geopolitici», ha spiegato Draghi a Bruxelles. Sollecitando i governi che hanno margini di manovra sui bilancio a premere sul pedale degli investimenti, ma in modo selettivo, privilegiando «istruzione, capitale umano, ricerca e agenda digitale più che semplici investimenti infrastrutturali». Gli altri dovrebbero invece focalizzarsi «sulla composizione della spesa», per creare le risorse necessarie a fare investimenti.

Ancora una volta, è poi arrivata la difesa delle misure finora prese: «Senza i nostri stimoli di politica monetaria, sia la crescita che l'inflazione sarebbero state considerevolmente più basse». Da ieri sono scattate le nuove operazioni di rifinanziamento a lungo termine (Tltro II) «che permetteranno alle banche di assicurarsi raccolta a condizioni molto attraenti».

E a chi gli chiedeva se gli acquisti di bond corporate non andassero soprattutto a vantaggio dei grandi gruppi, Draghi ha risposto spiegando che questo tipo di finanziamento potrà fare spazio nel credito bancario ai finanziamenti alle Pmi, «dove lo spread del credito si sta riducendo rispetto a quello alle grandi imprese».

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