Economia

E l'aereo del futuro farà il «pieno» di datteri

E l'aereo del futuro farà il «pieno» di datteri

Gli aerei del futuro faranno il pieno di carburante verde? È ancora presto per dirlo, ma sono molte le società costruttrici che, in nome della sostenibilità ambientale e spinti da regole via via più stringenti, stanno puntando sul green per alimentare i colossi che sfrecciano nei cieli. La più attiva, al momento, sembra essere l'americana Boeing, che alcune settimane fa ha annunciato un accordo con la compagnia degli Emirati, Etihad, e con i francesi di Total per la produzione e la vendita di biocarburante. Un'intesa sancita da un volo dimostrativo, durato 45 minuti, di un Boeing 777-300Er, alimentato da una miscela composta al 10% di biofuel prodotto negli Emirati.
Lo speciale carburante verde - in grado di ridurre del 50% la quantità di anidride carbonica emessa rispetto al tradizionale combustibile di origine fossile - è stata ottenuta da materiale organico (come scarti agricoli e palme da dattero) da parte di Total e poi raffinato in carburante aereo da Takreer, società controllata dalla National Oil Company di Abu Dhabi. Per le attività di ricerca, Boeing ed Etihad si sono invece affidati all'istituto di Scienza e tecnologia Masdar, che, per sviluppare il carburante futuro, sta concentrando i suoi studi sulle piante tipiche dei Paesi aridi, nutrite con acqua di mare. Una materia prima, secondo i ricercatori, in grado di produrre biocarburante in modo più efficiente di qualsiasi altra meglio conosciuta.
Quello con Etihad non è, però, l'unico accordo stretto da Boeing. In novembre, il big dell'industria aereonautica ha annunciato una collaborazione con la compagnia low cost brasiliana Gol Airlines per utilizzare carburante verde su 200 voli durante i prossimi Mondiali di calcio. Un impegno che si estende anche alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 e che prevede, per il vettore sudamericano, l'utilizzo di biocarburante nel 20% dei voli durante il periodo dei giochi.
Per vedere un jet volare con biocarburante «made in Italy» bisognerà invece aspettare il 2015, quando sarà completata la trasformazione della raffineria Eni, di Venezia, nella prima «bioraffineria» per la produzione di carburanti green di prima (olio di palma) ma anche di seconda e terza generazione. Gli impianti - oltre a una capacità di 560mila tonnellate l'anno - produrranno anche 30mila tonnellate di green jet: un carburante vegetale con caratteristiche, fa sapere l'Eni, superiori all'analogo combustibile fossile.

Il prodotto è già stato testato con successo negli Usa e in Europa, miscelato al 50% con il diesel tradizionale.

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