Economia

Ecco il nostro identikit: poveri e rancorosi ​ma con lo smartphone

L’industria va, ma diffidiamo di politici e stranieri. E lasciamo indietro i giovani

Ecco il nostro identikit: poveri e rancorosi ​ma con lo smartphone

C’è poco da stare allegri: l’italiano del terzo millennio ha più del Napalm51 che del santo, del navigatore e del poeta. Non si fida di nessuno, vive male anche quando se la passa bene, ce l’ha con tutti e la vede nera. «Il futuro si è incollato al presente» sentenzia il Censis nel suo rapporto numero 51, cosa del resto ovvia nell’Era del Caos che governa il mondo. Eppure nonostante felicità a momenti e futuro incerto qualche punto da cui impostare una ripartenza ce l’avrebbe.

CI DEVI CREDERE

Nonostante il pubblico investimento sia calato di un terzo l’industria pareggia e supera persino quella tedesca. Il manifatturiero, l’export, il made in Italy sono passati da 59 a 84,2 miliardi di euro in due anni. Poi piacciamo. Il turismo è ancora una locomotiva: 117 milioni di arrivi, il 22,4% in più rispetto a quasi dieci anni fa.

BELLI COME IL SOLE

In tre anni la spesa per i consumi è cresciuta del 4% (42,4 miliardi di euro). Ci siamo stufati anche della crisi. Cresce il mattone, la ristorazione, i pacchetti vacanze, cura e bellezza, i piccoli lussi, l’attimo fuggente. Il terrorismo non ci fa paura: si visitano più musei, si va più al cinema, si frequentano più mostre. Si esce di più. Fatalismo, menefreghismo. O forse ne sappiamo una più degli altri.

BRUTTI COME LA FAME

Ci lamentiamo di tutto, ma la colpa è anche nostra. Siamo per esempio ignoranti come pochi: solo il 14,7% degli italiani è laureato, molto al di sotto della media europea, che è del 26,1%. Poi siamo vecchi e non facciamo figli. Per il secondo anno consecutivo la popolazione italiana è diminuita: 76.106 abitanti in meno, la metà comunque dell’anno prima. Mettiamo al mondo meno figli ma, sorpresa sorpresa, gli stranieri stanno diventando uguali a noi: un figlio virgola 95 le straniere, un figlio virgola 27 le italiane. Così gli over 64 anni, tecnicamente gli anziani, sono ormai quasi un quarto dell’Italia, anche perchè gli italiani volati all’estero sono triplicati in sette anni. Un dato da film dei fratelli Coen ma chi ha detto che nel futuro prossimo venturo i vecchi saranno vecchi e si metteranno ancora al mondo figli?

PORCA MISERIA

I poveri assoluti in Italia oggi sono 4,7 milioni, il 165% in più del 2007. Più di un milione e 600mila famiglie, il 96,7% in più rispetto agli anni prima della crisi. I più in crisi sono quelli che cercano lavoro, chi ha più di tre figli e una famiglia straniera su quattro. In emergenza permanente le persone non autosufficienti: otto su dieci sono anziane. Si campa di più solo per finire in miseria. Anche per questo più di metà degli italiani vive male l’immigrazione. Non ne abbiamo neanche per noi: i più convinti nel sostenerlo sono disoccupati, operai e casalinghe.

LAVORO IN CORSO

Anche il lavoro riflette l’impoverimento e la precarietà dei tempi. Aumentano i fattorini (+11,4%), i venditori (+10,2%), crollano gli imprenditori (-10%), operai e artigiani (-11%), impiegati (-3,9%) e professioni tecniche (-0,5%). Va forte il personale non qualificato (+11,9%), quello che fa tutto per poco, quello che si accontenta di quello che trova. Poco spazio per i giovani professionisti: sono il 31,3% dieci punti in meno rispetto a dieci anni fa. Segno che girano pochi euro. Per questo quasi nove italiani su dieci, indipendentemente dal conto in banca, sono convinti di appartenere al ceto più basso della scala sociale ed è convinto che sia più facile scivolare verso il basso che salire verso l’alto. Compresi sette millennials su dieci.

ABBASSO LA CASTA

Sei italiani su dieci sono scontenti della democrazia, quasi nove su dieci non si fida dei partiti, quasi otto del governo, delle istituzioni, dei sindacati e delle amministrazioni locali. Tutti incazzati anche con i servizi pubblici e la pubblica amministrazione: L’euro è considerato una rovina.

IN COSA CREDERE

Qualche punto di riferimento esiste ancora: il posto fisso e la casa di proprietà per gli ultrasessantacinquenni; i social network, lo smartphone, la cura del corpo, cioè tatuaggi, fitness, chirurgia estetica, il selfie per i venti/quarantenni. L’unica certezza per tutti è che del doman non v’è certezza. O come dice il monologo di Big Kahuna: «Non preoccuparti del futuro. Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewingum per risolvere un'equazione algebrica».

C’è da essere incazzati.

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