Economia

Enel ed Eni nel futuro dell'auto Elettrica o a gas? Parte la sfida

Con il 2018 inizia la nuova era delle quattro ruote. E i due giganti energetici scommettono su differenti tecnologie

Enel ed Eni nel futuro dell'auto Elettrica o a gas? Parte la sfida

La corsa all'auto del futuro si fa sempre più affollata. E l'anno che inizia domani sarà decisivo per molti. Accanto ai big delle quattro ruote, infatti, nel business si sono buttate a capofitto pur con visioni diverse le società dell'energia: dalle multiutility come A2a, Hera, Iren, Acea, ai giganti controllati dallo Stato, Enel ed Eni.

La transizione energetica passa anche da qui. Ma se Eni, spalleggiata da Fca, punta ai carburanti green come metano e metanolo e su benzine derivanti da fonti rinnovabili, Enel scommette invece sulle colonnine di ricarica elettrica. La differenza sta tutta in una parola. Per Enel è auto «elettrica»; per Eni auto «sostenibile».

L'obiettivo del piano e-Mobility Revolution lanciato dall'ad dell'Enel Francesco Starace è di arrivare a 14mila punti di ricarica sparpagliati sul territorio nazionale entro il 2022, con 300mila box di ricarica privati. Dalle 930 colonnine attualmente installate in Italia si arriverà a circa 3mila già l'anno prossimo. L'80% sarà nelle aree urbane e il 20% fuori dalle città. La stessa Enel punterà allo sviluppo delle flotte aziendali elettriche partendo dalla propria, che avrà 1.400 veicoli. Al momento, in Italia le auto elettriche sono poco meno di diecimila, ma la crescita è prevista rapida e i big vogliono posizionarsi in anticipo con strategie precise, partnership e accordi. Enel collabora già con Acea, Verbund, Bmw, Volkswagen, Nissan e Renault. E in questi ultime settimane ha lanciato il progetto «E-via Flex-E mobility in Italy, France and Spain» che creerà 8 siti di ricarica in Italia, 4 in Spagna, e 2 in Francia. Le stazioni di ricarica saranno ad alta potenza e si tratta di una delle prime sperimentazioni di una rete di ricarica extraurbana per i veicoli con autonomia superiore ai 300 Km. L'idea prevede un investimento di 6,9 milioni, co-finanziato dalla Ue. La visione è chiara: l'auto eletttrica «è una grande innovazione, essenziale per il nostro futuro» ha detto Starace, spiegando che questo «sta inevitabilmente spingendo molti settori che prima non si parlavano a coordinarsi tra loro. Il nostro compito è quello di dotare il Paese di infrastrutture di ricarica pubbliche e private per permettere ai proprietari di auto elettriche di avere vita normale. Il futuro è nell'elettrico da rinnovabili, non più nel fossile».

Diverso l'approccio dell'Eni. Se, infatti, sia Eni sia Enel hanno per denominatore comune l'abbattimento delle emissioni di CO2, per il Cane a sei zampe l'auto del futuro potrà essere sostenibile attraverso l'uso di carburanti alternativi. D'altra parte Eni ha una grande tradizione alle spalle e da lì parte per affrontare questa nuova sfida. Complice l'alleanza con Fca, Eni sfrutterà come carburante, oltre al gas naturale, il metanolo, un alcol ottenuto dallo stesso gas, che riduce ulteriormente le emissioni. Si avvierà quindi la sperimentazione di una nuova benzina prodotta dal gruppo, che contiene il 20% di metanolo e bioetanolo. Sarà utilizzata per alimentare alcune vetture della flotta di Enjoy, il car sharing lanciato qualche anno fa da Eni e Fca. Infine, si cercherà di perfezionare un sistema di stoccaggio temporaneo della CO2 prodotta dalle auto all'interno dei veicoli stessi, limitando quindi la dispersione di anidride carbonica in atmosfera. Secondo la visione di Eni, comunque, la parte relativa alla mobilità incide per il 22% sulle emissioni complessive, e solo il 50% e intaccabile.

Il business delle quattro ruote è dunque considerato una goccia nel mare della battaglia all'inquinamento. «Sostituendo tutte le macchine che abbiamo in circolazione intaccheremmo 6 milioni di barili al giorno contro gli oltre 100 milioni prodotti complessivamente» spiega Eni. Che sostiene come «non esista una soluzione unica, né una formula magica per questo problema».

Lo scandalo Dieselgate ha scatenato ormai la tempesta perfetta dando la spinta a gran parte delle industrie d'auto a mettere in produzione nuovi modelli. Nei prossimi due anni usciranno 50 nuovi modelli. Che questo possa tagliare effettivamente la CO2 in modo rilevante, o meno, a muoversi sarà un mercato milionario di opportunità: per Morgan Stanley gli investimenti in infrastrutture di energia e trasporti arriveranno a 2.700 miliardi di dollari entro il 2040 nel mondo.

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