Economia

Eni punta sullo «shale oil» in Usa: accordi per giacimenti in Texas

Eni fa un passo avanti nella ricerca dello shale oil,il petrolio che si ricava con le nuove tecniche di trivellazione, che frantumano l'argilla per raccogliere il greggio conservato nelle rocce. Il Cane a sei zampe ha firmato un accordo con Quicksilver Resources per valutare, esplorare e sviluppare congiuntamente giacimenti di shale oil negli Stati Uniti. In particolare, Eni parteciperà con la quota del 50%, investendo fino a 52 milioni di dollari, in un'area di 21.246 ettari detenuta da Quicksilver nella Leon Valley (Texas). E l'ad Paolo Scaroni da Washington lancia un messaggio al Vecchio Continente: l'Europa non chiuda a priori le porte allo shale, il gas scisto, perchè «è inaccettabile» che continui a pagare l'energia il triplo di quello che pagano gli americani. Ma nelle stesse ore lo shale gas ha innescato un vero e proprio giallo, protagonista Flavio Zanonato: da Bruxelles, dove partecipava a un convegno, era giunta la notizia che il ministro dello Sviluppo aveva dato il via libera all'estrazione di shale gas in alcune aree in Italia. Immediata la levata di scudi di Legambiente: ma, a stretto giro, è arrivata la smentita del ministero. «Come stabilito dalla Strategia Energetica Nazionale e come affermato dal ministro stesso in Parlamento» lo sfruttamento dello shale gas «non è mai stato preso in considerazione», si legge nella nota.

Il ministro «ha chiarito che è necessario rilanciare la produzione nazionale di oil&gas tradizionale».

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