Economia

Per Eni utili a 1,5 miliardi. Ma la cassa cresce del 23%

Tasse, prezzi di gas e petrolio frenano i profitti Descalzi: «Confermati i target». L'acconto sulla cedola

Per Eni utili a 1,5 miliardi. Ma la cassa cresce del 23%

Frenata degli utili per Eni nel primo semestre a causa di una serie di poste straordinarie che non hanno, tuttavia, compromesso gli obiettivi del gruppo guidato dall'ad Claudio Descalzi che mette a segno una crescita a doppia cifra della generazione di cassa: 6,8 miliardi (+23%). Prezzi spot del gas in calo, una aliquota fiscale in aumento e un petrolio sceso da una media di 70,55 dollari del primo semestre 2018 a 66 dollari nel 2019, hanno appesantito i profitti. Così, l'utile netto adjusted è calato dell'11% a 1,55 miliardi nel semestre, una contrazione superiore alle attese del consenso (1,93 miliardi); mentre l'utile netto si è attestato a 1,52 miliardi (-31%). Un impatto considerato «straordinario» dalla società che ha confermato i target per il 2019, rassicurando il mercato: il titolo si è fermato vicino alla parità (-0,08% a 14,3 euro) in una Piazza Affari negativa (-0,30%).

I ricavi sono comunque migliorati nel semestre del 3% a 36,9 miliardi. Stabile la produzione di idrocarburi (1,83 milioni di barili di olio equivalente al giorno) a causa della cessazione del contratto produttivo Intisar in Libia avvenuta a partire dal terzo trimestre del 2018. E nonostante la crescita in Angola, Ghana ed Egitto. Il tutto a fronte di investimenti per 3,79 miliardi al netto dell'acquisto di riserve in Alaska e in Algeria. Bene anche l'indebitamento finanziario netto, sceso a 7,8 miliardi, in riduzione del 5% rispetto a fine 2018.

«La generazione di cassa dell'esercizio, in incremento di oltre il 20% nonostante uno scenario meno favorevole rispetto al semestre precedente, ha coperto ampiamente tanto gli investimenti, a cui continuiamo a applicare una rigorosa disciplina, quanto la remunerazione degli azionisti che oltre al saldo dividendo include ora anche il buy-back», ha detto Descalzi. Eni ha avviato a fine maggio il programma di buy back che al 30 giugno, ha raggiunto 3,69 milioni di azioni al costo di 52,4 milioni.

«Un ulteriore surplus di cassa ha aggiunto l'ad - potrà derivare nel prossimo futuro dal fatto che il prezzo effettivo del Brent è atteso a un livello superiore rispetto a quello di cash neutrality fissato da Eni a 55 dollari al barile. E dal nostro modello operativo, concepito per portare in produzione le riserve nel più breve tempo possibile. Abbiamo, inoltre, aumentato la nostra base produttiva crescendo principalmente in Egitto». Eni ha quindi confermato al cda del 19 settembre la proposta di un acconto dividendo di 0,43 euro per azione, rivedendo invece in leggera riduzione gli investimenti di 8 miliardi per il 2019. Descalzi, parlando agli analisti, ha poi sottolineato il forte impegno su rinnovabili e economia circolare. «Abbiamo 7 progetti in esecuzione in 5 Paesi e ci aspettiamo di completarli entro la fine del 2019 raggiungendo 190 MW. Al contempo - ha aggiunto speriamo di poter operare in Qatar per la produzione ed esportazione di gas naturale».

Mentre il cfo, Massimo Mondazzi, ha previsto un incasso pari a circa 300 milioni dalle dismissioni nel secondo semestre.

Commenti