Economia

Esselunga si prepara alla "fase due"

Giuliana e Marina Caprotti salgono al 100%. Si accorcia la catena di controllo

Esselunga si prepara alla "fase due"

La telenovela Esselunga è giunta alla sua puntata finale. Giuliana Albera Caprotti, seconda moglie di Bernardo, fondato il gruppo leader nella grande distribuzione, e la figlia Marina Sylvia Caprotti, che assieme detengono il 70% della holding Supermercati Italiani, hanno comprato il restante 30% da Giuseppe e Violetta Caprotti, figli di primo letto dell'imprenditore. Il closing dell'operazione, dopo che nello scorso gennaio era stata esercitata l'opzione call a favore delle socie di maggioranza, è previsto per il 27 aprile a fronte di un corrispettivo da 1,83 miliardi di euro. Giuliana Albera e Marina Sylvia Caprotti immetteranno capitale per 535 milioni mentre 1,312 miliardi saranno forniti da un pool di banche.
L'arbitrato affidato al professor Enrico Laghi, già commissario di Ilva e Alitalia, è stato decisivo per siglare un accordo di pace dopo l'«armistizio» del 2017. Il professionista romano, infatti, si è espresso a favore di Giuseppe (assistito da Marco Costaguta di Long Term Care) e Violetta (seguita da Mediobanca) in merito alla valutazione complessiva del gruppo Esselunga, stimato 6,1 miliardi di euro, riconoscendo la loro pretesa di 915 milioni di euro ciascuno.
Marina e Giuliana puntavano su una valutazione più bassa sebbene nel 2017 avessero rifiutato un'offerta di 7,5 miliardi per il 100% dell'azienda dalla cinese Yida. Ora le due proprietarie pagheranno 100 milioni cash, mentre gli altri 435 milioni arriveranno dalla cessione a un investitore finanziario del 32,5% di La Villata, società che detiene gli immobili nei quali sono situati i punti vendita. A Esselunga, che ha il 67,5%, è stata concessa una call esercitabile tra il 2025 e il 2027. Poi, come in ogni leveraged buyout, Esselunga si fonderà con le sue controllanti e si farà carico degli obblighi previsti dai finanziamenti. Saranno così rimborsati 850 milioni di debito bancario (550 milioni della parte bridge e 300 milioni di indebitamento delle incorporate). Nell'ultimo bilancio Esselunga aveva liquidità per 1,13 miliardi e una posizione finanziaria netta negativa per 150 milioni. Alla fine del riassetto, invece, il cash sarà a 306 milioni e la posizione netta a 1,7 miliardi.
«Siamo orgogliose di poter continuare il nostro impegno personale per lo sviluppo e il successo di Esselunga e abbiamo grande fiducia nel team dirigenziale e in tutte le persone che lavorano nel gruppo», hanno commentato Giuliana Albera e Marina Sylvia Caprotti. Da maggio avranno la responsabilità di individuare un nuovo sentiero di sviluppo per il gruppo. Le opzioni sono note: l'accordo raggiunto nel 2017 con Giuseppe e Violetta era funzionale a un'Ipo entro il 2021 con i cui proventi si sarebbero dovuti liquidare i due eredi di primo letto. Poi, la prudenza nell'affrontare una quotazione (oggi più che mai piena di insidie), aveva convinto le due azioniste di maggioranza a esercitare la call per evitare che i fratelli Caprotti vendessero a un fondo di private equity (Cvc e BlackRock erano interessate) portando «in casa» un socio ingombrante.

Socio che potrebbe entrare dalla porta principale in futuro, salvo sorprese come quella che stava per fare a tutti Bernardo Caprotti, poco prima della scomparsa, cercando di vendere tutto all'olandese Ahold.

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