Economia

Etihad-Alitalia, questa volta è fatta

Etihad-Alitalia, questa volta è fatta

Con un breve comunicato congiunto, Alitalia ed Etihad hanno confermato ieri «di aver trovato un accordo su termini e condizioni dell'operazione con la quale Etihad Airways acquisirà una partecipazione azionaria del 49 per cento in Alitalia». Le due compagnie aeree «procederanno già dai prossimi giorni alla finalizzazione della documentazione contrattuale, che includerà le condizioni concordate. Il perfezionamento dell'operazione è soggetto alle approvazioni delle competenti autorità Antitrust».
L'operazione dunque viene ufficializzata ma non è ancora chiusa. Per la firma del contratto ci vorrà ancora qualche settimana di lavoro, perché le condizioni poste da Etihad non sono state ancora del tutto realizzate; la più spinosa è quella relativa ai tagli al personale e al confronto con i sindacati. Ma la nota di ieri è un punto fermo che indica l'unione tra le due compagnie come ancora più vicina. Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, si è espresso proprio in questi termini: «È sempre più chiaro che questo matrimonio s'ha da fare, perché è ormai evidente a tutti che si tratta di un forte investimento industriale con concrete prospettive di sviluppo per la nostra compagnia. Sono sempre stato e continuo a essere fiducioso nel buon esito dell'operazione»; la quale, appunto, non è ancora conclusa. La scadenza posta da Etihad alla firma del contratto è il 31 luglio; entro quella data le questioni ancora aperte - esuberi, cancellazione del debito, garanzie sui contenziosi del passato e nuove regole per Linate - dovranno essere risolte. Il 25 luglio si terrà l'assemblea ordinaria di Alitalia, e per quella data ciò che è di competenza della compagnia dovrebbe essere compiuto.
La comunicazione congiunta di ieri ha comunque un peso decisivo ed è in grado di condizionare (se ce ne fosse bisogno) le questioni ancora aperte. Se qualcuno oggi pensasse di mettersi ancora di traverso, si assumerebbe una responsabilità ben più rilevante rispetto ai giorni scorsi.
L'accordo, infatti, è una grande occasione per Alitalia, l'ultima. Peccato soltanto che la chiave del rilancio debba venire dall'estero: imprenditori e capitali italiani hanno dimostrato negli anni di non essere in grado di «fare» trasporto aereo, e non parliamo solo di Alitalia ma della lunga lista di insuccessi di cui è costellata la storia del settore (ieri, con singolare coincidenza, è stata sospesa la licenza alla New Livingston).
Con Etihad il marchio Alitalia acquisirà nuovo smalto. Lo pensa anche Gaetano Miccichè, direttore generale di Intesa Sanpaolo: «L'operazione è d'importante rilievo per il Paese, se si chiuderà l'accordo avremo una nuova compagnia forte, ben patrimonializzata e col 51% della società che resterà in Italia». Dal punto di vista industriale, la compagnia sarà inserita nella rete delle partecipazioni creata in questi anni da Abu Dhabi, che in Europa comprende Air Berlin, la svizzera Darwin-Etihad regional, Air Serbia e l'irlandese Aer Lingus. Alitalia è l'investimento più importante, e il primo in un vettore nazionale ex monopolista, tuttora leader sul mercato italiano, basato su un grade aeroporto come Fiumicino, in una grande capitale caratterizzata da grandi flussi in arrivo. Qualcuno si spinge a immaginare che proprio in Alitalia potrebbero essere concentrate le partecipazioni europee di Etihad.


Il piano industriale prevede il ritorno all'utile nel 2017 con 108 milioni e si basa su una logica di rete, sull'incremento dei voli di lungo raggio e sulle basi in due hub, Abu Dhabi e Roma; il prossimo passo sarà l'ingresso di Abu Dhabi anche in Aeroporti di Roma per dare anche all'aeroporto lo smalto che assumerà Alitalia dopo le cure di Etihad, che tutte le classifiche considerano una delle compagnie migliori del mondo.

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