Economia

Etro, spunta un pretendente russo

Si fa avanti un fondo. Intanto Abercrombie va giù a Wall Street

Camilla Conti

La maison Etro sarebbe finita nel mirino di un acquirente russo. È questa la voce che circola con insistenza da qualche settimane in ambienti finanziari senza aggiungere altri dettagli sul nome del potenziale partner che potrebbe essere un grosso fondo di investimento. Eppure, nel marzo scorso la famiglia aveva seccamente smentito l'ipotesi di una cessione: «Non è interessata a vendere, non c'è altro da aggiungere», aveva detto un portavoce della maison smentendo le indiscrezioni riportate dalla stampa internazionale. Secondo cui Mayhoola (fondo del Qatar che annovera tra i suoi investimenti Valentino, Balmain e il marchio maschile italiano Pal Zileri), sarebbe stato interessato ad acquisire la griffe milanese. Lo scorso anno il marchio fondato nel 1968 da Gerolamo Etro ha celebrato il suo 50mo anniversario con una mostra a Milano ideata e realizzata dalla famiglia, che comprende i fratelli: Veronica, direttore creativo delle collezioni donna; Kean, direttore creativo uomo; Ippolito, che ne cura la gestione strategica, e Jacopo, che si occupa di arredo.

Nel frattempo, a Wall Street, ieri è stata una giornata nera per altre grandi firme: le vendite deludono e Abercrombie & Fitch è arrivato a perdere oltre il 21%, penalizzando l'intero settore dell'abbigliamento. Dopo un boom iniziale, il popolare marchio di abbigliamento per teenager ha perso slancio negli ultimi anni, risentendo del cambio dei gusti dei giovanissimi. Di recente l'unico marchio del gruppo a crescere in modo sostenuto è stato Hollister, che con il suo abbigliamento molto casual e divertente è riuscito a mantenere il suo appeal e attirare i giovanissimi. I risultati del primo trimestre del 2019 mettono però in evidenza come anche Hollister stia ora frenando: nei primi tre mesi dell'anno le sue vendite sono salite del 2%, decisamente al di sotto del 3,3% atteso dagli analisti. Complessivamente le vendite del gruppo sono salite di un modesto 1%, meno dell'1,3% su cui scommetteva il mercato. E a spaventare gli investitori è stato anche l'annuncio della chiusura di tre punti vendita Hollister, fra i quali uno a New York.

Giù sulla Borsa americana anche Canada Goose, che produce i piumini d'oca nel mirino degli animalisti, è affondata del 25% mentre ha contenuto le perdite (comunque sopra al 7%) Capri Holdings, cui fanno capo Michael Kors e Versace. Sul titolo Capri pesa soprattutto il taglio delle stime sul fatturato a 6 miliardi di dollari per l'anno fiscale in corso, inferiore rispetto alla precedente previsione di 6,1 miliardi, con le vendite per il marchio Kors viste piatte. Quanto a Versace, acquistata a fine 2018, ha chiuso il quarto trimestre dell'anno fiscale 2018-2019 con ricavi in crescita a 137 milioni di dollari ma ha accusato una perdita operativa di 11 milioni e un margine operativo dell'8%. Per il 2020 Capri si propone il rilancio della maison della Medusa e prevede ricavi attorno ai 900 milioni.

La crescita delle vendite a parità di negozi è prevista a una cifra.

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