Economia

Fiat, Marchionne pronto a schivare l'Ipo di Chrysler

Sergio Marchionne dribbla in extremis l'Ipo di Chrysler, poco conveniente per i progetti d'integrazione di Fiat, e si prepara a trovare un accordo sul filo di lana con Veba. Lo scenario, disegnato dagli analisti all'indomani delle nuove stime delle banche Usa sul valore del gruppo Usa, anticipano le indiscrezioni del Giornale che hanno fissato, tra Natale e l'Epifania, la finestra probabile di un accordo tra Fiat e il fondo sul 16,6% oggetto della trattativa. Un braccio di ferro che prosegue da quest'estate e che ruota tutto intorno al prezzo che il Lingotto dovrebbe pagare a Veba per acquisirne la quota e spianare la strada all'integrazione con Chrysler.
«Se confermata - commentano da Equita - la valutazione delle banche Usa (Ipo tra 10 e 11 miliardi) implicherebbe una valutazione del 41,5% di Veba tra 3,1-3,4 miliardi di euro, inferiore alla nostra valutazione di 3,9 miliardi. Secondo la sim, a questi prezzi, Fiat sarà disponibile ad acquisire il 16,6%, e pertanto l'Ipo non avrà luogo». Ipotesi che rimbalza anche da Oltreoceano dove si dà per vicino l'incontro tra le parti (i primi di dicembre) anche per altre due ragioni. La prima riguarda la mossa con cui giovedì la Casa Bianca ha deciso di completare la vendita sul mercato della quote di Gm.
«È evidente - dice una fonte - che Washington considera quello attuale un buon momento per il mercato dell'auto e per le azioni Gm. Una finestra temporale giusta per vendere e che probabilmente non si ripeterà. Questa mossa dovrebbe suonare come un campanello d'allarme in casa Veba: se il governo Usa ha deciso di vendere entro l'anno, in una fase in cui il titolo Gm è assai lontano dai valori della quotazione (è in area 17 dollari, da 33), una ragione ci sarà». Una seconda ragione che potrebbe convincere Veba a sedersi al tavolo della trattativa riguarda, poi, il rischio che i pensionati del fondo intentino una class action contro il fondo stesso. Se Veba dovesse tirare troppo la corda e per questo non portare a casa il risultato atteso, o comunque tale da soddisfare gli investitori, c'è il serio rischio che finisca in tribunale.


Quanto ai contenuti dell'accordo, è ancora tutto da tratteggiare, ma secondo gli analisti di Equita «Torino potrebbe anche non acquistare subito l'intera quota di minoranza di Chrysler in mano al fondo Veba, ma firmare l'intesa e poi diluirla nel tempo per agevolare la sua struttura finanziaria».

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