Economia

Perché ora arrivano le toghe del Fisco: chi rischia

I ricorsi pendenti contro il Fisco sono oltre 345mila. Nominata una commissione per scrivere la riforma. Ipotesi "professionalizzazione" dei giudici tributari

Perché ora arrivano le toghe del Fisco: chi rischia

I numeri sono imponenti e, sotto certi aspetti, fanno capire le difficoltà che gli italiani stanno vivendo in questo momento segnato dall’emergenza sanitaria. In base agli ultimi dati del monitoraggio del Dipartimento delle finanze è emerso che al 31 dicembre 2020 i ricorsi pendenti contro il Fisco sono oltre 345mila. Ma non è tutto. Perché ve ne sono altri 50mila in Cassazione.

Forse anche l’effetto Covid-19 potrebbe essere stato un fattore che ha inciso su queste cifre. Quel che appare certo è che molti cittadini, una volta ricevuto un accertamento o una richiesta da parte dell'amministrazione, non esitano ad impugnarla davanti alle Commissioni tributarie provinciali e, in secondo grado, a quelle Regionali. Come spiega il Messaggero il valore di tutte le cause supra i 40 miliardi di euro. Una montagna di soldi. Sulla questione Fisco e ricorsi, però, vi è anche un altro problema. E non di non poco conto.

La macchina del contenzioso fiscale risulta essere lenta. Per questo il governo ha deciso di effettuare una riforma strutturale del giudizio tributario. E l’esecutivo è già entrato in azione. Il ministro dell'Economia, Daniele Franco, e quello della Giustizia, Marta Cartabia, hanno nominato una commissione interministeriale formata da esperti incaricata di scrivere la riforma. L’organismo, che in totale conta 16 componenti, è presieduta da giurista romano Giacinto della Cananea, docente di diritto amministrativo presso l’Università Bocconi di Milano e componente del Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria. Entro il prossimo 30 giugno la commissione dovrà presentare al Mef ed al ministero della Giustizia, una relazione che esponga le proposte di intervento formulate.

Vi sarà tanto di cui discutere. Vi è un punto che sembra mettere tutti d'accordo: la "professionalizzazione" dei giudici tributari. Oggi, infatti, molti di loro non sono magistrati togati ma "laici": in pratica a ricoprire il delicato incarico ci sono pensionati, avvocati, commercialisti e dipendenti pubblici. La posizione della commissione è sostenuta anche dall’Uncat, l'Unione nazionale camere avvocati tributaristi, che oggi presenterà un piano specifico sulla materia. "Al centro della nostra proposta è che le cause valore più elevato siano affidate a giudici ordinari. I giudici onorari dovrebbero occuparsi di quelle di valore più basso, fino a 5 mila euro", ha affermato il presidente Antonio Damascelli. In questo modo si alleggerirebbe anche il lavoro della Corte di Cassazione, con benefici per tutta la macchina del contenzioso fiscale.

La strada da fare per compiere una riforma della giustizia tributaria è lunga. In Parlamento ci sono già diverse proposte di legge depositate in Parlamento: diverse di queste prevedono il passaggio delle Commissioni tributarie dal Tesoro alla Presidenza del Consiglio. La palla ora è in mano alla commissione.

Da lì usciranno le decisioni per approvare la riforma.

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