Economia

Fisco, il commercialista dovrà denunciare i suoi clienti

Con la direttiva 2018/822 dell'Unione europea, nota come "Dac6", i professionisti dovranno segnalare i clienti che intendono evadere il fisco

Fisco, il commercialista dovrà denunciare i suoi clienti

Brutte notizie per commercialisti, avvocati, tributaristi, notai e consulenti del lavoro, ma anche banche e fiduciari. Entro la fine dell'anno, l'Italia si dovrà adattare agli altri Paesi e dovrà recepire la direttiva 2018/822 dell'Unione europea, meglio nota come "Dac6". La norma dovrà trovare piena applicazione entro il primo luglio del 2020. Lasciando da parte il burocratese, questa legge in sostanza prevede che le figure sopra citate saranno obbligate ad una sorta di collaborazione con il Fisco. In pratica, dovranno segnalare all'Agenzia delle entrate i clienti che intendono evadere.

Una norma, questa, che seppur pensata per contrastare una illegalità risulta essere decisamente ambigua. La delazione, infatti, non rientra tra i compiti di un professionista. Così facendo, l'intermediario rischia di violare le più elementari regole deontologiche come la privacy ed il segreto professionale. Senza tralasciare che sarà estremamente difficile individuare il confine tra i consigli di un esperto che punta a far risparmiare il suo assistito facendogli pagare legalmente meno imposte e la volontà di evadere il fisco.

Secondo lo schema di decreto legislativo di recepimento sono previsti alcuni casi di esonero dell’intermediario dall’obbligo di comunicazione: se la delazione è assolta da altro intermediario, per il segreto professionale ma solo quando venga esaminata la posizione giuridica del cliente o, ancora, quando vengono compiuti atti di difesa o di rappresentanza del cliente in un procedimento dinanzi l’autorità giudiziaria.

Così è stato deciso. E così si dovrà fare. Come sottolinea Libero, per il momento l'obbligo delatorio al Fisco riguarderà solo le operazioni transfrontaliere e sarà circoscritto alle operazioni di aziende medio-grandi. Non si esclude, però, che a breve possa essere esteso anche a quelle domestiche.

Lo strumento, nato per combattere l'evasione e incrementare la collaborazione tra le autorità fiscali dei vari Paesi della Ue, rischia di non produrre effetti significata creando, al contempo, una situazione di confusione. “Il recepimento della direttiva Dac 6 – ha spiegato a Libero il commercialista Federico Grigoli - stravolge la funzione del professionista che deve rispettare delle regole deontologiche tra le quali l'obbligo di riservatezza verso le attività dei clienti. Ma non solo, perché la stessa normativa europea riconosce a chiunque il "diritto al silenzio" ovvero la possibilità di non "autodenunciarsi" e questo è in contrasto con la legge in corso di recepimento. Del resto chi ha intenzione di fare nero di solito non va da un commercialista o un tributarista. Il vero problema è che a causa di questa normativa anche l'avvocato che dà un consiglio al proprio cliente per fargli pagare meno tasse rispettando la legge potrebbe essere sanzionato per mancata comunicazione all'Agenzia delle Entrate. Non è un segreto per nessun operatore del diritto, infatti, che i confini con l'elusione sono sempre molto labili e difficili da dimostrare in giudizio”.

Le sanzioni non sono leggere e vanno da un minimo di 2mila a un massimo di 21mila euro. Inoltre, c'è un aumento del 50% per la mancata comunicazione e una riduzione della stessa percentuale nel caso di comunicazione incompleta o inesatta. Ma non è tutto. Nella norma è stata inserita la clausola di retroattività: gli intermediari possano effettuare una trasmissione cumulativa all'Agenzia delle entrate entro il 31 agosto 2020 con le informazioni sui meccanismi transfrontalieri tra il 25 giugno 2018 e il primo luglio 2020. Cosa accadrà in Italia e negli altri Paesi della Ue è difficile da prevedere.

Tra qualche mese si capirà di più.

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