Economia

Frena l'occupazione Usa Grecia, aut aut del Fmi

Lagarde: «Senza un taglio del debito, niente aiuti»

Rodolfo Parietti

Si rimescolano le carte della politica monetaria americana dopo l'ultimo, e deludente, dato sui posti di lavoro creati ad aprile, appena 160mila contro attese per 200mila. Un bel rebus per la presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, così come un puzzle irrisolvibile rischia di diventare la Grecia dopo l'ultimatum del Fondo monetario internazionale all'Eurogruppo: «Senza ristrutturazione del debito ellenico, siamo pronti ad abbandonare il tavolo».

L'andamento dell'occupazione americana ha preso in contropiede un po' tutti. Anche perché, al termine della riunione della scorsa settimana, la stessa Fed aveva parlato di ulteriori miglioramenti del mercato del lavoro. L'indebolimento è invece stato netto: il mese scorso il saldo tra assunzioni e licenziamenti è risultato il più sottile degli ultimi sette mesi, e il ritmo dei nuovi posti negli ultimi tre mesi è sceso dalle 228mila unità di due mesi fa a 200mila. Sono cifre che complicano il processo di normalizzazione del costo del denaro. A questo punto, è assai improbabile una stretta ai tassi in giugno. I future sui Fed Funds accreditano chance quasi nulle a un giro di vite il mese prossimo, appena il 6% contro il 13% di giovedì. Col passare dei mesi, cresce invece la convergenza verso un unico rialzo dei tassi in dicembre (57% di possibilità). Sempre che qualche possibile variabile negativa non leghi le mani della Yellen per l'intero anno, aprendo la strada, nel 2017, a un ribasso dei tassi. Magari sotto lo zero.

Visto che è già riuscita in passato a tenere sotto scacco i mercati, perfino la Grecia potrebbe entrare in rotta di collisione con la Fed. I negoziati fra Atene e i creditori per lo sblocco della tranche concordata la scorsa estate restano in alto mare, complicati dalle misure automatiche di aggiustamento dei conti che il Paese dovrebbe adottare se non riuscirà a centrare l'obiettivo di un surplus del 3,5% entro il 2018. In pratica, altra austerity da ingoiare. L'Fmi, però, si sta mettendo di traverso, considerando irrealistico il raggiungimento di quel target. La numero uno Christine Lagarde, in una lettera inviata ai 19 ministri delle Finanze dell'Eurozona in vista del loro incontro di lunedì prossimo a Bruxelles, ha messo le cose in chiaro: le discussioni sulle riforme economiche che la Grecia deve adottare devono essere simultanee a quelle sulla «ristrutturazione del debito». Altrimenti, il Fondo non parteciperà al salvataggio. Le trattative della prossima settimana si annunciano quindi tutte in salita, con il premier ellenico, Alexis Tsipras, che domenica dovrà far approvare il pacchetto di misure economiche da un parlamento in cui gode di appena tre voti di vantaggio. Uno studio tedesco rivela intanto che il 95% degli aiuti ad Atene è stato assorbiti dalle banche europee. De 220 miliardi prestati, appena 9,7 sono finiti nelle casse statali di Atene.

Briciole.

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