Economia

Generali, la Borsa scommette sul piano Cirinà-Costamagna

Il titolo balza del 3,7%: i fondi puntano su obiettivi al rialzo. Pronto il road show. Poi parola all'assemblea

Generali, la Borsa scommette sul piano Cirinà-Costamagna

Su Luciano Cirinà, nel grattacielo milanese di City Life sede delle Generali, le bocche sono ieri rimaste più che mai cucite. Il top manager responsabile dell'area Austria & Cee (tutto l'Est Europa che governa da Praga) è stato candidato da Francesco Gaetano Caltagirone a guidare l'intero gruppo al posto di Philippe Donnet. Il suo nome è nella lista presentata martedì 15, insieme con quello dell'aspirante presidente Claudio Costamagna e gli altri 11 candidati consiglieri. La lista sfiderà, nell'assemblea del 29 aprile, quella presentata dal cda uscente, che prevede la conferma di Donnet, con l'economista Andrea Sironi alla presidenza.

Cirinà sfida dunque il suo attuale ceo, ma al momento non ha comunicato dimissioni o aspettative; né è possibile sapere le intenzioni del gruppo sul suo manager. Si sa però che il piano industriale pluriennale per Generali è pronto e verrà presentato al mercato entro qualche giorno attraverso un road show internazionale, con gli adivisor Intermonte e Georgeson. Tappe in Italia, Uk e Usa.

Si sa anche che agli investitori Cirinà intende presentare obiettivi di crescita e redditività superiori a quelli del piano presentato recentemente da Donnet, che pure ha ricevuto - anche attraverso i risultati di bilancio diffusi maretdì 15 - ampi consensi tra analisti e investitori. E la robusta crescita del titolo nella seduta di ieri (+3,7%) sembra ora indicare che il mercato giudica credibile il team messo in pista da Caltagirone e si aspetta target ancora più sfidanti. Il che, se venisse confermato dal road show, aumenterà la suspense per l'assemblea del 29 aprile: «Se i fondi - dice un osservatore informato - giudicheranno credibile chi gli promette risultati migliori, lo voteranno». D'altra parte Cirinà occupa, nell'organigramma del gruppo, una casella analoga a quella che occupava Donnet (era il capo dell'area Italia) quando è stato nominato ceo nel 2016; ed è un manager interno, addirittura triestino, nato e cresciuto in Generali e un po' più giovane (5 anni) di Donnet, che rende la proposta di Caltagirone non ostile né estranea al gruppo e al suo Dna.

Dal lato tecnico, se la lista Caltagirone vince, conquista 9 o 10 post sui 13 del cda, dipende dalla presentazione della terza lista attesa, quella di Assogestioni. In questo caso alle minoranze spettano 4 posti, da distribuire con riparto. Se vince la lista Donnet, Caltagirone dovrebbe avere 3 posti (il quarto ad Assogestioni) e in questo caso Costamagna e Cirinà restano fuori (sono al quinto e sesto posto). A fare «l'opposizione» entrano i primi tre dell'elenco: lo stesso Caltagirone, Marina Brogi e Flavio Cattaneo. E qui si aprono due opzioni: se Caltagirone perde per meno del 6-7% (la quota che corrisponde ai titoli presi a prestito da Mediobanca e De Agostini) chiamerà presto un'assemblea bis. Se invece perde con scarto maggiore, la battaglia si sposterà col tempo su Mediobanca, che di Generali detiene il 13% del capitale.

La parola all'assemblea del 29 aprile, che però non sarà nemmeno quest'anno in presenza: i soci voteranno a distanza e il presidente Galateri leggerà i risultati.

Che, comunque vada, saranno storici.

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