
Si preannuncia tutt'altro che formale la riunione odierna del consiglio d'amministrazione di Generali. All'ordine del giorno non solo la formazione dei comitati endoconsiliari, necessari per il funzionamento del board, ma anche l'apertura del dossier più spinoso del momento: l'Offerta pubblica di scambio lanciata da Mediobanca su Banca Generali, asset chiave del risparmio gestito controllato al 50,2% proprio dal Leone di Trieste.
Per uno strano (fino a un certo punto) gioco del destino oggi l'ad di Mediobanca, Alberto Nagel, sarà a Roma per illustrare al capo di gabinetto della premier Giorgia Meloni, Gaetano Caputi, per illustrare l'operazione che dovrebbe portare alla creazione di un campione italiano del wealth management. Ecco perché la riunione del board di Generali è ancor più delicata, trattandosi di un'operazione dove intrecci azionari e potenziali conflitti d'interesse abbondano. A proporre l'offerta, infatti, è Mediobanca (attualmente sotto Ops del Monte Paschi), primo azionista Generali con il 13,1%. L'eventuale acquisizione sarebbe pagata con i titoli del Leone in portafoglio. Una mossa che vedrebbe la compagnia incassare azioni proprie da custodire per almeno un anno senza possibilità di dismissione. Il paradosso è evidente: Generali si troverebbe a cedere un asset strategico ricevendo in cambio pezzi di se stessa, per altro sottoposti a vincolo.
Ma c'è di più. A dover valutare l'operazione è un cda composto, per dieci membri su tredici, da consiglieri eletti nella lista presentata proprio da Mediobanca. Inclusi lo stesso Sironi e l'amministratore delegato Philippe Donnet. In un simile contesto, il comitato per le parti correlate assume un ruolo cruciale come unico presidio di indipendenza. Sarà probabilmente guidato da Fabrizio Palermo, consigliere espresso dalla lista di minoranza Caltagirone, ex ad di Cdp e ora alla guida di Acea.
Spetterà a questo organismo che dovrà essere composto da membri realmente indipendenti stabilire un percorso rigoroso per disinnescare i numerosi conflitti di interesse. Primo atto, la nomina di advisor legali e finanziari privi di legami pregressi con le due controparti. Il comitato avrà un proprio budget e sarà coinvolto in ogni fase dell'analisi, comprese eventuali interlocuzioni tra management e Mediobanca.
Nel frattempo, il board deve completare la costituzione degli altri comitati endoconsiliari sei in totale che affiancheranno il lavoro dell'organo di governo nei prossimi mesi. L'attenzione resta però centrata sull'Ops, che avrà come primo snodo l'assemblea di Mediobanca del 16 giugno. Se l'offerta supererà il voto dei soci, allora il dossier entrerà nel vivo e con esso le tensioni. L'intenzione di Generali è quella di prendere tutto il tempo necessario a valutare percorsi e strategie anche in virtù del fatto che l'eventuale rinuncia a banca Generali equivale a 100 milioni di utili in meno.
Ecco perché non è escluso che, alla fine, alcuni azionisti Generali chiedano un passaggio assembleare anche a Trieste, per decidere se davvero convenga vendere Banca Generali e alle condizioni proposte da chi siede contemporaneamente nel consiglio e tra gli offerenti.
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