Politica economica

La Germania dell'auto spalanca le porte a "eco-ansiosi" e cinesi

Da Pechino record di presenze al salone di Monaco. Invitata anche "Ultima generazione"

La Germania dell'auto spalanca le porte a  "eco-ansiosi" e cinesi

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I marchi automobilistici europei presenti a Monaco di Baviera per il secondo Salone della Mobilità, in programma dal 5 al 10 settembre, pur giocando in casa, si troveranno tra due fuochi. Il primo è rappresentato dalla raddoppiata adesione dei costruttori cinesi, che se da una parte hanno stretto rapporti di collaborazione e sono entrati nell'azionariato di società occidentali, che anche controllano; dall'altra, sono una seria minaccia per l'industria automotive continentale.

Il secondo, invece, ha il sapore di un clamoroso autogol: l'Associazione tedesca dei costruttori (Vda) ha infatti invitato ufficialmente gli attivisti per il clima di «Ultima generazione» alla rassegna, anche con uno stand informativo, dicendo di «voler cercare un confronto». Invito che deve ancora ricevere una risposta da parte degli «eco-ansiosi» con il vizio di deturpare opere d'arte e monumenti, dietro il quale potrebbe esserci una sorta di «operazione avvicinamento» del cancelliere Olaf Sholz che proprio il 5 settembre taglierà il nastro alla Fiera di Monaco.

Sono gli stessi attivisti i quali, durante l'edizione del Salone nel 2021, avevano paralizzato il traffico e che, per quest'anno, hanno già indetto manifestazioni di protesta contro la nemica automobile tout court. Aprire loro le porte della rassegna, a questo punto, equivarrebbe a trovarsi gli «eco-ansiosi» (vedi l'inconcludente incontro, in Italia, con il ministro Gilberto Pichetto che pure aveva teso loro la mano) a monopolizzare buona parte dell'attenzione mediatica. Eppure, lo stesso governo, con il ministro dell'Interno, Nancy Faeser (Spd), ha già denunciato quasi 600 azioni vandaliche da parte di «Ultima generazione» con danni ingenti. Qualche giorno fa, tra l'altro, alcuni attivisti per il clima hanno cercato di bloccare una catena di montaggio dello stabilimento di Volkswagen a Wolfsburg, incollandosi pericolosamente a un macchinario.

«La politica tedesca ancora una volta si impossessa delle tematiche della mobilità in maniera demagogica e strumentale - commenta Andrea Taschini, manager automotive e opinionista - senza tenere conto dei reali interessi dei propri cittadini. Invitare il movimento di Ultima generazione al Salone è un atto puramente speculativo in un momento in cui stanno emergendo tutte le incongruenze ambientaliste legate alla transizione elettrica. La massiccia presenza cinese sugli stand, inoltre, rappresenta un atto di autolesionismo particolarmente irriguardoso nei confronti delle imprese e dei lavoratori europei che stanno subendo un'invasione iniqua da parte delle Case auto di Pechino, supportata da leggi impositive dettate dall'Ue, come quella della forzata elettrificazione del parco veicoli».

I big cinesi, intanto, hanno scelto proprio l'evento di Monaco per tenere, il 6 settembre, il loro «World new energy vehicle congress», che per la prima volta si tiene oltre la Grande muraglia. Secondo Jürgen Mindel, al vertice dell'Associazione tedesca dei costruttori, «questa collaborazione con Pechino è un segnale significativo per i rapporti tedesco-cinesi».

Gli osservatori, al contrario, evidenziano il rischio crescente per le Case europee nel segmento delle piccole auto elettriche, lasciato completamente nelle mani di Pechino.

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