Giappone, manovra anti recessione senza pensare al deficit
11 Gennaio 2013 - 15:55Un pacchetto di stimolo da oltre 110 miliardi di dollari annunciato dal premier Abe per far uscire il Paese dallla terza recessione in cinque anni
Mentre l'Europa affronta la crisi economica con molte parole e pochi fatti, il Giappone prende la recessione per le corna: oggi il primo ministro Shinzo Abe ha annunciato che il governo di Tokio stanzierà oltre 10 trilioni di yen, circa 116 miliardi di dollari, per spingere l'economia verso la ripresa. Abe si attende che la manovra avrà un impatto positivo per due punti di prodotto interno lordo e favorirà la creazione di 600 mila posti di lavoro. Un terzo della manovra sarà destinata alle economie regionali, i servizi sanitari e l'assistenza all'infanzia. Il resto servirà a favorire le esportazioni e a interventi di sicurezza sugli impianti energetici.
Il Giappone si trova ad affrontare la terza recessione nel giro di cinque anni. Nel terzo trimestre del 2012 il pil è sceso dello 0,9%, ovvero ad un tasso annualizzato del 3,5%, a causa del calo delle esportazioni verso Cina ed Europa, e alla diminuzione degli investimenti e della domanda interna.
Abe ha messo sul piatto questo forte pacchetto di stimolo senza badare agli effetti che avrà sull'enorme deficit pubblico giapponese, che si attesta ormai intorno al 10% del pil e sul debito pubblico, che ha ormai raggiunto la quota stellare del 230% del prodotto lordo. Realpolitik innanzi tutto. Del resto, il Giappone non ha problemi di spread, visto che il 95% del debito è detenuto da istituzioni finanziarie e famiglie nipponiche.
L'annuncio di Abe giunge nelle stesse ore in cui dalla Cina arrivano notizie di aumento dell'inflazione. Un aumento dei prezzi nel gigante asiatico potrebbe significare che l'economia sta rimbalzando dopo una fase di stasi, ed il Giappone potrebbe agganciarsi alla ripresa con un incremento delle esportazioni. Un aumento dell'inflazione sembra prevedibile anche in Giappone, visto che la Banca centrale ha adottato un targeg del 2% contro il precedente 1%.
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