Economia

Gm, il numero uno Akerson nella bufera

È l'estate nera della General Motors. Al numero uno Dan Akerson viene imputata l'assenza di una strategia precisa,mentre a Wall Street il titolo è in caduta libera e il Tesoro americano, che ha salvato il gruppo attraverso un'iniezione cash pari a 6 miliardi di dollari (per altro già restituiti) ma soprattutto acquistando azioni per 50 miliardi, non può nascondere la forte preoccupazione. Pagate 33 dollari, ora le azioni Gm valgono intorno a 20. A questo punto la perdita secca per i contribuenti statunitensi, ai corsi attuali, ammonterebbe a 27 miliardi. Per andare in pareggio, il valore delle azioni dovrebbe salire a 53-54 dollari. A rendere ancora più nera l'estate di Akerson, poi, la notizia di ieri relativa al richiamo, sul territorio Usa, di 250mila Suv a causa di un problema che potrebbe far prendere fuoco al motore. Ma a innervosire il ceo della General Motors sono soprattutto le pesanti critiche che gli sono piovute addosso proprio da Detroit, roccaforte del colosso, in particolare da AutomotiveNews, la cui sede è a due passi dal grattacielo Gm. Il direttore-editore Kaith Crain, in un editoriale, ha puntato il dito contro la strategia europea del gruppo che vede Opel/Vauxhall e Chevrolet (una volta Daewoo) cannibalizzarsi a vicenda, visto che producono modelli negli stessi segmenti di mercato.
Sono diversi i fronti aperti per Akerson. E quello europeo è il più problematico, anche per i continui cambi nelle posizioni di comando, tra cui quella dell'ad della Opel, Karl-Friedrich Stracke. È da una dozzina di anni che la casa di Russelsheim è in perdita e a nulla sono serviti i piani di rilancio annunciati dai numeri uno che si sono succeduti alla guida. Nel frattempo la casa madre ha già escluso una ripresa della Opel nel secondo semestre. Tutto questo non fa altro che preoccupare il sindacato Ig Metall, che ora teme un possibile cambio di strategia, rispetto agli accordi che salvaguardano fino al 2016 lo stabilimento tedesco di Bochum.
Ma il rimpasto societario ha visto anche il defenestramento del responsabile marketing a livello globale, Joel Ewanick, assunto soltanto due anni fa dopo una carriera anche in Nissan e Hyundai. Il quartier generale di Detroit non avrebbe gradito il mezzo miliardo di spesa per la sponsorizzazione calcisticae del Manchester United (che si aggiunta a quella del Liverpool) decisa dal manager (pare che ai suoi capi americani non fosse pervenuto il dettaglio completo dell'investimento).] Improvviso benservito anche a Dave Lyon, alla vigilia della direzione del Centro stile sempre della Opel. Una situazione caotica, dunque, che rischia di avere dei contraccolpi anche sulla recente alleanza tra la Gm e i francesi di Psa Peugeot Citroën. In proposito, il gruppo Usa si è già reso conto di aver pagato troppo il 7% di Psa, e sarebbe intenzionato a riscrivere il contratto, svalutando in pratica la sua partecipazione. Ieri Akerson ha cercato di spiegarsi, sulla Detroit Free Press, ma per tutta risposta ha ricevuto altre critiche, tra cui quelle di Chris Santini, dell'Università dell'Arkansas, che ha rinfacciato al top manager i soldi ricevuti dalla Casa Bianca. È polemica, dunque, nonostante le perdite del gruppo in Europa siano state compensate dal buon andamento negli Usa. «Bisogna fare di più per contrastare i venti contrari, soprattutto in Europa e Sud America», ha chiosato un Akerson sempre più nell'occhio del ciclone.

Anche l'auto elettrica Chevrolet Volt non è riuscita a dare la scossa.

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