Economia

Gorno Tempini torna al vertice Cdp

Le fondazioni lo scelgono come nuovo presidente. Oggi la verifica con il Tesoro

Gorno Tempini torna al vertice Cdp

Le Fondazioni di origine bancaria, riunite ieri a Roma nella sede dell'Acri, hanno trovato un'intesa sulla designazione di Giovanni Gorno Tempini alla presidenza di Cassa depositi e prestiti (Cdp) di cui gli enti controllano il 16 per cento. La giornata odierna servirà per un confronto informale con il ministero dell'Economia (detentore dell'84%) e il cda di domani ratificherà l'avvicendamento del dimissionario Massimo Tononi con Gorno Tempini.

Si tratta di un segnale molto forte con due immediati risvolti di tipo finanziario e politico. Il primo riguarda l'evidente influenza dell'ex presidente dell'Acri, Giuseppe Guzzetti, sugli orientamenti delle Fondazioni. Per Gorno Tempini, infatti, si tratta di un ritorno a Via Goito, essendo stato amministratore delegato di Cdp dal 2010 al 2015. L'ex manager di Jp Morgan, di Banca Intesa e di Mittel fu selezionato per quell'incarico proprio dall'accordo tra Guzzetti e l'allora titolare del Tesoro, Giulio Tremonti. La seconda conseguenza è di tipo strettamente politico: Gorno Tempini, inopinatamente «defenestrato» dall'ex premier Matteo Renzi, desideroso di trasformare la Cassa in una sorta di «bancomat» dello Stato, è sempre stato uno strenuo difensore dell'autonomia della Cassa in relazione al perseguimento dei suoi obiettivi statutari che prevedono la tutela del risparmio raccolto attraverso il canale di Poste Italiane.

Si tratta di argomenti che nei mesi scorsi hanno determinato un forte attrito tra Tononi e l'amministratore delegato della Cassa, Fabrizio Palermo. Gorno Tempini, proveniente dal milieu bresciano che gravita attorno al presidente emerito di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, sarà non meno intransigente su decisioni di investimento che potrebbero risultare oltremodo rischiose. Ad esempio, potrebbe trovarsi a opporre un netto rifiuto a un eventuale nuovo tentativo di coinvolgimento di Cdp in Alitalia ove la costruzione della cordata per il salvataggio dovesse in qualche modo fallire.

In ogni caso, il primo argomento di confronto sarà la nomina dei vertici delle controllate Sace e Simest. Nella società che assicura i crediti all'export l'ad Alessandro Decio e il presidente Beniamino Quintieri dovrebbero essere avvicendati, secondo indiscrezioni, rispettivamente con il direttore finanziario di Banco Bpm, Edoardo Ginevra, e con l'avvocato Rodolfo Errore, che già siede nel consiglio. Palermo, sensibile alle suggestioni provenienti da Palazzo Chigi, non è sfavorevole a un maggior coinvolgimento di Sace nel sostegno alle pmi che vogliono svilupparsi fuori dai confini nazionali, mentre i «tradizionalisti» di Cdp vorrebbero che restasse principalmente concentrata sulle grandi imprese.

I grandi dossier, tuttavia, riguarderanno le principali partecipazioni della Cassa. A partire da Tim di cui controlla il 10% circa. Ieri il presidente di Enel (socia paritetica di Cdp in Open Fiber) ha ribadito che «i grandi fondi sono tutti interessati» alla fusione delle reti a banda larga. Non meno importanti saranno le nomine nelle partecipate statali i cui cda sono in scadenza l'anno prossimo, a partire da Eni, Terna e Poste Italiane. Si tratta di poltrone di grande importanza. A Gorno Tempini toccherà il compito di arginare le ambizioni della politica nell'interesse di Cdp.

E del risparmio privato in generale.

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