Economia

Il governo usa il golden power su Tim

L'esecutivo vuole un "guardiano" nel cda, in Telsy e in Sparkle. Giù il titolo -1,1%

Il governo usa il golden power su Tim

Il governo «accende» il golden power, ovvero l'esercizio di poteri speciali di veto e controllo, su Telecom Italia: è la prima volta che il nostro Paese ricorre a tale arma per richiedere alla francese Vivendi - che controlla Tim con il 23,9% circa - sia maggiori vincoli informativi sugli investimenti, sia la separazione delle attività ritenute «strategiche» per lo Stato. I dettagli sono stati forniti nella serata di ieri dal governo, con la parte cruciale che impone a Tim, Sparkle e Telsy di rilasciare la delega delle funzioni relative alle attività aziendali rilevanti per la sicurezza nazionale a un componente del consiglio di amministrazione di ciascuna delle citate società. Soggetto che deve avere tra i requisiti la cittadinanza italiana, essere munito di nulla osta di sicurezza e, soprattutto, essere ritenuto idoneo per tale compito dal governo. La delega dovrà comprendere la responsabilità di un'apposita unità organizzativa (organizzazione di sicurezza) preposta alle attività rilevanti. Telecom ha reso noto di star esaminando il perimetro del golden power e di avere «90 giorni di tempo per adeguarsi» alle nuove regole.

La misura, decisa in seguito al verdetto Consob sul controllo esercitato dalla Vivendi di Vincent Bolloré, è stata annunciata ieri pomeriggio dal premier Paolo Gentiloni nella conferenza stampa di presentazione della legge di Bilancio. «Abbiamo approvato il Dpcm sulla golden power relativo a Tim», aveva detto qualche ora prima il presidente del Consiglio. In ogni caso il solo annuncio dell'esercizio del golden power, arrivato a metà pomeriggio, ha fatto invertire la rotta a Tim in Borsa: il titolo ha chiuso la seduta a 0,76 euro in calo del 1,1%, mentre a Parigi Vivendi ha terminato a 21,2 euro (-0,2% per cento)

In pratica si va verso una separazione delle attività definite «strategiche» dal Comitato di coordinamento pur all'interno di una stessa proprietà. Si tratta in particolare di due controllate di Tim: Sparkle - che custodisce 500mila chilometri di cavi sottomarini da cui passano le comunicazioni tra Italia, Stati Uniti, Nord Africa e Medio Oriente - e Telsy, azienda di soluzioni e servizi di sicurezza Ict a prova di intercettazione.

Rimane, tuttavia, aperta anche la partita per giungere alla potenziale societarizzazione della rete. Il modello di riferimento è l'inglese Openreach, la società della rete che fa capo a British Telecom. Lo stesso Calenda sembrava puntare a una soluzione che garantisca la neutralità della rete, così da assicurare lo sviluppo industriale del nostro Paese. Da tempo il mercato scommette sul passo successivo alla separazione della rete: la sua futura confluenza in Open Fiber, la società di Enel e Cdp che sta cablando la Penisola.

Qualche indicazione sulle prossime mosse di governo e Tim potrebbe arrivare venerdì 20 ottobre quando è in agenda il primo incontro tra lo stesso Calenda e l'ad di Tim, Amos Genish, subentrato il 28 settembre alla poltrona occupata fino a fine luglio da Flavio Cattaneo.

Ma Tim rischia una multa per la mancata notifica di un'operazione sottoposta al golden power.

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