Economia

Grecia senza pace: è recessione-bis

Si profila un «accordo politico» per uscire dall'emergenza. L'Italia ritrova la crescita: a fine marzo +0,3%

L'Istat conferma che, nel primo trimestre, l'Italia è tornata a crescere dello 0,3%. Un rimbalzino asfittico destinato a ridimensionarsi tra aprile e giugno, quando il Pil dovrebbe segnare un +0,2%. Per la ripresa, quella vera, c'è ancora da aspettare. «C'è molto da fare», ammette il premier Matteo Renzi, mentre il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, invita a mettere in cantiere «riforme più ampie» per «cambiare la struttura dell'economia».

Non consola sapere che c'è chi sta peggio, soprattutto se quel qualcuno è la disastrata Grecia. Tra un profluvio di parole inconcludenti e accordi a «portata di mano» poi puntualmente sfumati, negli ultimi mesi la situazione si è deteriorata al punto da far scivolare di nuovo Atene in recessione: al -0,4% del quarto trimestre 2014 si è sommata la contrazione dello 0,2 fra gennaio e marzo. Percentuali che non danno la misura del terrore delle famiglie. Da mesi, incessante, continua la corsa a ritirare quattrini dalle banche. In aprile, secondo i calcoli della Bce, i depositi si sono prosciugati di altri 5,6 miliardi di euro rispetto ad aprile, scendendo a un totale di 139,4 miliardi. A fine 2009 erano pari 240 miliardi. È il livello più basso degli ultimi dieci anni.

C'è da capirli, i greci. Sono mesi che convivono con l'incubo di un default imminente che spazzerebbe via l'euro per riportare dracme nelle loro tasche; sono settimane che sentono ipotizzare l'introduzione di misure restrittive sui movimenti di capitali, il congelamento dei conti correnti e tasse sui prelievi Bancomat. Questa doveva essere la settimana del traghettamento di Atene e dei creditori verso un accordo. Al contrario, sono stati i giorni delle parole incendiarie pronunciate dalla leader del Fmi, Christine Lagarde, sulla possibile Grexit e dell'ennesimo tira e molla tra le parti. Anche se nella serata di ieri, sono circolate voci secondo cui i partner europei della Grecia sarebbero vicini ad un «accordo politico» per risolvere l'emergenza, venendo incontro alle pressioni degli Usa, per poi negoziare un'intesa più ampia dopo l'estate. «Fate un accordo, rinviate i dettagli», era stato infatti l'invito del segretario al Tesoro, Jack Lew. Berlino sarebbe a favore purchè vengano difesi «alcuni principi minimi».

L'unico elemento quasi sicuro è che la Grecia non finirà subito sul binario morto della bancarotta se il prossimo 5 giugno non sarà in grado di rimborsare 305 milioni al Fondo monetario. «Ripagheremo il debito, ha detto il ministro dell'economia George Stathakis, spiegando che saranno usate «risorse interne». Il governo guidato da Alexis Tsipras potrebbe comunque versare in un'unica soluzione gli 1,6 miliardi che deve al Fmi alla fine di giugno, come già fatto dallo Zambia negli anni Ottanta. Il tempo rimasto è comunque poco, soprattutto se dalla strada devono essere rimossi i macigni che hanno impedito l'intesa. A cominciare dagli obiettivi di surplus primario, in relazione diretta con l'alleggerimento del debito; poi l'aggiustamento delle aliquote Iva in maniera più sostanziale di quanto proposto dall'esecutivo ellenico; quindi la riforma delle pensioni, terreno di scontro col Fmi; e, per finire, le privatizzazioni.

Molte le tessere del puzzle da sistemare, mentre cresce il nervosismo dei mercati (-1% Milano, Francoforte e Parigi in calo di oltre il 2%) anche a causa della revisione al ribasso (-0,7%) del Pil Usa nel primo trimestre.

E con l'economia in frenata, per l'America la Grecia è una preoccupazione in più.

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