Economia

I big delle assicurazioni passano il test

Positivo l'andamento in Borsa e i bilanci, ma adesso pesa l'incognita spread

Il primo semestre si è chiuso in positivo per il comparto assicurativo sia per quanto riguarda l'attività che per l'andamento in Borsa (il Ftse Italia Assicurazion1 sale del 13% circa da gennaio). Ma, da qui a fine anno non mancano punti interrogativi.

Politici prima di tutto, visto che i colossi assicurativi hanno investito parti consistenti dei rispettivi portafogli in titoli di Stato (si stima che il 15% del debito pubblico nazionale sia in mano alle imprese assicuratrici) e un aumento dello spread metterebbe sotto pressione gli indici di solvibilità.

Ma anche settoriali: a tredici anni dalla scadenza dell'Accordo Nazionale Agenti sembra infatti pronto a ripartire il confronto tra le associazioni di categoria, a iniziare da Anapa (associazione nazionale agenti professionisti di assicurazione) e Ania (associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), per il rinnovo del contratto.

Il tavolo delle trattative si preannuncia tutt'altro che banale visto che la digitalizzazione e i parametri di solvibilità sempre più vincolanti hanno cambiato l'intero scenario di riferimento.

La carrellata di semestrali ha visto crescere gli utili di quasi tutti i principali operatori del comparto alle prese con la ricerca di nuovi ambiti da esplorare e con un cambi direzionale del business verso prodotti a basso assorbimento di capitale (ad esempio polizze unit linked al posto che polizze a capitale e rendimento garantito). Poste Vita ha registrato un'impennata del 26,1% dell'utile operativo (a 454 milioni di euro); Generali una crescita dell'utile netto normalizzato del 6,4% a 1,3 miliardi; UnipolSai un aumento del 7,4% del risultato netto a 377 milioni e Cattolica Assicurazioni una crescita del 20,5% a 61 milioni del profitto netto.

Fa eccezione la Divisione Insurance di Intesa Sanpaolo (a cui fanno capo Intesa Sanpaolo Vita e Fideuram Vita) che ha conseguito un risultato netto di 324 milioni, in calo del 16,5% rispetto al 2018 a causa, secondo quanto spiegato dal bilancio societario, delle «minori componenti di natura finanziaria rispetto a quelle realizzate nel primo semestre» 2018 e dell'incremento dei costi operativi (+10,6%) legato allo sviluppo del Danni. A livello di business, la profittabilità tecnica evidenziata dal rapporto tra costo dei sinistri e premi raccolto (combined ratio) è migliorata in Generali (con l'indice al 91,8% in calo di 0,02 punti base) e UnipolSai (al 94,6% dal 95,1%), mentre è leggermente peggiorato per Cattolica Assicurazioni dove il combined ratio è salito al 93,4% dal 92,6 per cento.

Sul fronte della patrimonializzazione, particolarmente sensibile considerando l'attuale scenario di instabilità politica, il semestre ha registrato uno scenario solido. Poste Vita, a giugno, ha visto il proprio indice di solvibilità decollare al 242% dal 214% di marzo grazie alla generazione organica di capitale, al miglioramento dei mercati finanziari e alle attività previste dal piano industriale. La solvibilità di Cattolica è salita al 165% dal 161% di fine marzo, mentre quella di UnipolSai al 228% dal 202% di fine 2018. Generali infine ha registrato un preliminary regulatory solvency ratio in calo al 209% dal 217% del 2018 a causa dell'impatto di cambiamenti regolamentari. Quanto al prossimo futuro, i manager a margine delle semestrali si sono in generale detti abbastanza ottimisti.

Ma non era ancora scoppiata la crisi di governo.

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