Economia

I giapponesi salvano Astaldi E diventano soci con il 18%

Via libera all'aumento di capitale da 300 milioni che apre all'alleanza con Ihi. La famiglia tiene il controllo

I giapponesi salvano Astaldi E diventano soci con il 18%

Camilla Conti

Astaldi si allea con i giapponesi di Ihi che diventano azionisti con il 18% contribuendo all'aumento di capitale da 300 milioni.

Le due parti, che avevano già collaborato in passato per il progetto del ponte Osman Gazi in Turchia, hanno sottoscritto un accordo strategico industriale: Finast e Finetupar, le holding della famiglia Astaldi cui resterà il controllo del gruppo, cederanno una parte dei diritti di opzione per la sottoscrizione delle azioni di nuova emissione rivenienti dall'aumento. In cambio, i giapponesi verseranno 112,5 milioni di euro, che andranno in parte a Finast e Finetupar e in parte saranno impiegati per l'acquisto di nuove azioni Astaldi. Al termine dell'operazione, Ihi avrà il 18% del capitale della società e il 13% dei diritti di voto mentre Finast deterrà circa il 35% del capitale e il 50,2% dei diritti di voto.

Quella deliberata ieri dal gruppo di costruzioni romano, però, è una manovra assai più ampia che vale 2 miliardi. Nei prossimi diciotto mesi, infatti, Astaldi si attende il rinnovo con allungamento delle scadenze delle linee di finanziamento esistenti per oltre 350 milioni, oltre al rifinanziamento del bond con scadenza 2020 da 750 milioni e la cessione di attività in concessione per un valore complessivo di 790 milioni. Il gruppo ha inoltre sottoscritto un accordo con Jp Morgan che si è impegnata a stipulare, «unitamente ad altre istituzioni finanziarie da individuarsi prima dell'avvio di sottoscrizione dell'aumento, un contratto di garanzia relativo alla sottoscrizione delle azioni di nuova emissione eventualmente residuate». Le principali banche creditrici «hanno manifestato la disponibilità, a determinate condizioni, ad accompagnare la società nell'aumento», si legge in una nota.

Intanto il general contractor romano ha pubblicato i conti del primo trimestre dell'anno, terminato con un utile netto in flessione del 31,1% a 17,3 milioni. Il gruppo ha reso noto di avere in portafoglio nuovi contratti per 646 milioni, tutti in costruzione, oltre a 631 milioni di ordini già acquisiti dopo la chiusura del periodo. Il portafoglio ordini totale a fine marzo era pari a 25 miliardi, di cui 15,6 miliardi in costruzioni. A fine marzo i ricavi totali erano di 604 milioni (-7,3%, 651,4 milioni un anno fa), di cui circa il 70% provenienti dall'estero mentre l'indebitamento finanziario netto complessivo è salito a 1,6 miliardi da 1,2 miliardi di dicembre 2017.

L'annuncio del piano e dell'aumento di capitale ha scaldato in un primo momento gli investitori in Piazza Affari, ma il titolo, dopo aver toccato i massimi in mattinata a quota 2,88 euro, è poi affondato insieme al listino, chiudendo con un pesante rosso del 4,47% a 2,608 euro.

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